Marsfc23

I sec. d.C.

IGINO, Fabulae, 165, 191

Traduzione tratta da: Igino, Miti, a cura di Guidorizzi G., Adelphi, Milano 2000, pp. 109, 127-128

165. Marsia

Minerva, dicono, fu la prima a costruire un flauto con gli ossi del cervo e si presentò suonandolo al banchetto degli dèi. Ma Giunone e Venere si misero a prenderla in giro, perché aveva gli occhi cerulei e le gote gonfie; e così, irrisa per la sua musica e il suo aspetto, la dea giunse ad una fonte nel bosco dell’Ida. Qui si vide riflessa nell’acqua mentre suonava e capì che avevano avuto ragione a schernirla, per cui gettò via il flauto e giurò che chiunque l’avesse raccolto avrebbe subito un castigo terribile. Uno dei Satiri, il pastore Marsia, figlio di Eagro, lo trovò e prese ad esercitarsi assiduamente con lo strumento, traendone ogni giorno suoni più dolci, al punto che sfidò Apollo a gareggiare con lui suonando la lira. Apollo accettò; come giudici, scelsero le Muse. Marsia stava vincendo, ma Apollo capovolse la sia cetra e suonò la stessa musica – cosa che Marsia, con il flauto, non riuscì a fare. E così Apollo legò il vinto Marsia a un albero e lo consegnò a uno Scita, che lo scorticò membro dopo membro; poi consegnò ciò che restava del corpo del satiro al suo discepolo Olimpo, perché lo seppellisse. Il fiume Marsia prende nome dal suo sangue.

 

191. Il re Mida

Mida, re dei Migdoni, figlio della Madre degli dèi, fu cooptato da Tmolo nel tempo in cui Apollo gareggiò con Marsia – oppure Pan – in una sfida con il flauto. Tmolo assegnò la vittoria ad Apollo, Mida invece disse che andava attribuita a Marsia. Allora Apollo, sdegnato, disse a Mida: “Qual è stato il tuo cuore nel giudicare, così avrai le orecchie”, e con queste parole fece sì che gli spuntassero orecchie d’asino. (…)