IV sec. a.C.
PLATONE, Simposio, 215, b-c
Traduzione tratta da: Dialoghi Filosofici di Platone, a cura di Cambiano G., UTET, Torino 1981, vol. II, p. 139
XXXII – Lodare Socrate, amici, cercherò di farlo così, per immagini. Lui forse crederà che sia per così dire cose ancor più ridicole, ma l’immagine avrà per scopo il vero, non il ridicolo.
b - Io dico che egli è somigliantissimo a questi sileni, esposti nelle botteghe degli scultori, che gli artigiani fabbricano con zampogne e flauti in mano, i quali, aperti in due, mostrano di avere nell’interno simulacri di dèi. E dico inoltre che egli assomiglia al satiro Marsia. Che nell’aspetto almeno tu sia simile a costoro, Socrate, neppure tu potresti contestarlo; ma che anche nel resto tu assomigli loro, ascoltalo adesso. Sei aggressivo. O no? Perché se non sei d’accordo, produrrò dei testimoni. E non sei flautista? Anzi, molto più meraviglioso di quello.
c - Egli almeno incantava gli uomini mediante strumenti, con la potenza che usciva dalla sua bocca, e ancor oggi chi esegue al flauto le sue melodie… Infatti quelle che suonava Olimpo, io le attribuisco a Marsia, che gliele aveva insegnate. Le sue melodie, dunque, le esegua un buon flautista o una flautista da poco, da sole, essendo divine, portano ad uno stato di possessione e rivelano quelli che hanno bisogno degli dèi e di iniziazioni. Tu invece differisci da lui soltanto in questo, che senza strumenti, con le nude parole, produci questo stesso risultato.