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II sec. d.C.

PAUSANIA, Guida della Grecia, I, 24, 1; II, 7, 9; II, 22, 8-9; VIII, 9, 1; X, 30, 9

Traduzione tratta da: Pausania, Guida della Grecia, a cura di Musti D., Arnoldo Mondatori Editore, Milano 1995-2003, Libro I, pp. 124-125; Libro II, pp. 46-49, 118-121; Libro VIII, pp. 50-53; per il libro X: Descrizione della Grecia di Pausania tradotta da A. Nibby pubblico professore di Archeologia nella Università di Roma,In Roma presso Bonifazi Via del Corso, Roma 1833, vol. III, p. 369

I, 24, 1. C’è poi una statua di Atena che batte Marsia poichè aveva raccolto il flauto, mentre la dea voleva che fosse gettato via. Oltre quanto ho già detto, c’è la famosa battaglia di Teseo contro il cosiddetto Minotauro, che fosse un uomo oppure una bestia, come è considerato nella tradizione prevalente: infatti, ai nostri giorni è capitato che le donne mettessero al mondo mostri perfino più straordinari di questo.

II, 7, 9. Aggiungono ancora che Meleagro dedicò in questo tempio la lancia con cui aveva ucciso il cinghiale. Raccontano poi che qui fu dedicato anche il flauto di Marsia: dopo la disgrazia che colpì il Sileno, il flauto fu trasportato dal fiume Marsia nel Meandro e riapparve poi nell’Asopo; espulso dal fiume nella regione di Sicione, fu ritrovato da un pastore e donato ad Apollo. Di queste offerte non ne resta più alcuna, essendo andate a fuoco insieme col tempio; il tempio attuale e la relativa statua furono dedicati da Pitocle.

II, 22, 8-9. (…) Deviando un po’ dalla strada che conduce al Cilarabi e alla relativa porta, si giunge alla tomba di Sacada, che per primo suonò a Delfi il flauto nella tonalità pitica. Si ritiene che l’odio, che Apollo aveva nutrito verso i flautisti, a cominciare da Marsia e dalla gara con il Sileno, cessò per merito di questo Sacada. Dentro il ginnasio di Cilarabe, c’è anche un’Atena chiamata Pania, e mostrano la tomba di Steselo e quella dello stesso Cilarabe. Non lontano dal ginnasio è costruita la tomba comune di quegli Argivi che navigarono con gli Ateniesi per asservire Siracusa e la Sicilia.

VIII, 9, 1. I Mantineesi possiedono un tempio doppio, diviso a metà circa da un muro; in una sezione del tempio c’è una statua di Asclepio, opera di Alcamene, mentre l’altra sezione è un santuario di Latona e dei suoi figli, le cui statue furono scolpite da Prassitele nella terza generazione dopo Alcamene; sulle loro basi sono rappresentati le Muse e Marsia che suona il flauto. Qui, su una stele, è scolpita una figura di uomo: Polibio, figlio di Licorta.

X, 30, 9. Continua la descrizione delle pitture di Polignoto: (…) di là da costui [Tamiri], su di un sasso è assiso Marsia, ed Olimpo è presso di lui in figura di un bel garzone, ed è in attitudine di apprendere a suonare la tibia. I Frigi di Celene vogliono, che il fiume, il quale traversa la loro città, fosse un dì quel suonatore di tibie: vogliono ancora, che un ritrovato sia di Marsia il suono delle tibie, che si dice Metroo (Materno): ed affermano, che respinsero ancora l’esercito de’ Galli, difesi da Marsia contro de’ barbari, e coll’acqua del fiume, e col suono delle tibie.