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I sec. d.C.

APOLLODORO, Biblioteca, I, 2, 3; I, 3, 6; I, 7, 1-2; II, 5, 11 (119-120); III, 13, 5 (169)

Testo tratto da: Apollodoro, I Miti Greci, a cura di Scarpi P., traduzione di Ciani M.G., Arnoldo Mondatori Editore, Milano 1997

I, 2, 3

Da Giapeto e Asia, Atlante, che sostiene il cielo sulle spalle, e Prometeo e Epimeteo e Menezio che, durante la Titanomachia, Zeus colpì con il fulmine e scagliò nel Tartaro.

I, 3, 6

Zeus si unisce a Meti, che aveva assunto molte forme per non accoppiarsi con lui; quando rimane incinta, si affretta a inghiottirla perché lei andava dicendo che, dopo la figlia che stava per dare alla luce, avrebbe generato un figlio che sarebbe diventato signore del cielo. Temendo che ciò avvenisse, Zeus la ingoiò. Quando giunse il momento della nascita, Prometeo, ma secondo altri Efesto, lo colpì con una scure alla testa e, dal cranio del dio, presso il fiume Tritone, balzò fuori Atena rivestita di armi.

I, 7, 1

Ma su questo argomento abbiamo detto abbastanza. Con acqua e terra, Prometeo plasmò gli uomini e donò loro il fuoco che celò in una ferula, di nascosto da Zeus. Quando lo venne a sapere, Zeus ordinò ad Efesto di inchiodare il corpo di Prometeo sul Caucaso, che è un monte della Scizia. Per molti anni Prometeo rimase inchiodato al monte e ogni giorno un’aquila volava a divorargli i lobi del fegato, che ricresceva durante la notte. Per il furto del fuoco Prometeo ebbe dunque questa punizione, fino a che Eracle, più tardi lo liberò, come narreremo nelle storie di Eracle.

I, 7, 2 (47)

Prometeo ebbe un figlio, Deucalione. Costui, che regnava sul territorio di Ftia, sposa Pirra, figlia di Epimeteo e di Pandora, la prima donna plasmata dagli dei. Quando Zeus volle eliminare la stirpe di bronzo, Deucalione, su consiglio di Prometeo, fabbricò un’arca, vi pose delle provviste e si imbarcò insieme a Pirra.

II, 5, 11 (119-120)

[Eracle] Passato al continente opposto, con un colpo di freccia abbatté sul Caucaso l’aquila, nata da Echidna e da Tifone, che divorava il fegato di Prometeo. Liberò Prometeo e mise la <corona> d’olivo <in memoria> delle sue catene. Offrì a Zeus Chirone che voleva morire, lui immortale, al posto di Prometeo. E giunse da Atlante, nel paese degli Iperborei. Prometeo però gli aveva detto di non andare lui stesso a prendere le mele, ma di mandare Atlante dopo aver preso il suo posto nel sorreggere la volta celeste. Eracle obbedì e si sotituì ad Atlante. Atlante colse tre mele dal giardino delle Esperidi e tornò da Eracle. Ma non voleva più sostenere la volta del cielo e allora disse che avrebbe portato lui stesso le mele a Euristeo e chiese a Eracle di reggere il cielo al suo posto. Eracle accettò, ma con un inganno, ridiede il carico del cielo ad Atlante. Prometeo infatti gli aveva consigliato di chiedere ad Atlante di sostenere il cielo finchè lui non si fosse fatto> un sostegno per la testa. Udito ciò, Atlante posò le mele e gli diede il cambio.

III, 13, 5 (169)

In seguito [Peleo] sposa Teti figlia di Nereo. Per lei erano venuti a contesa Zeus e Poseidone, ma avevano rinunciato a sposarla perché Temi aveva  profetizzato che il figlio nato da Teti sarebbe stato più forte del padre. Fu, secondo alcuni, Prometeo a rivelare a Zeus, bramoso di unirsi a lei, che il figlio che Teti gli avrebbe dato sarebbe diventato signore del cielo. Altri dicono che fu Teti a non volersi unire con Zeus per rispetto a Era che l’aveva allevata: e Zeus allora si adirò e volle che sposasse un uomo mortale.