Titolo dell'episodio: Giove e Io
Giove, invaghitosi di Io, figlia di Inaco re di Argo, cerca di conquistarla e di sedurla. Il dio, per celare a Giunone la sua infedeltà, avvolge la terra con una coltre di nubi. Giunone però si insospettisce e ordina alle nebbie di dissolversi, riuscendo così a ritrovare il suo consorte. Questi intanto, per proteggere Io dalla rabbia della moglie, trasforma la ninfa in una bianca giovenca. Giunone, fiutato l’inganno, chiese in dono la giovenca e Giove non poté tirarsi indietro. Allora la dea affidò Io-giovenca ad Argo dai cento occhi perché la sorvegliasse. Giove chiese a Mercurio, suo messaggero, di liberarla. Mercurio, trasformatosi in pastore, addormentò il vigile Argo raccontandogli la storia di Pan e Siringa, e poi lo decapitò. Giunone, dispiaciuta, prese i cento occhi di Argo e li applicò sulla coda del pavone, animale a lei sacro. Io punita nuovamente da Giunone, che le invia un tafano a tormentarla, è costretta a girovagare senza sosta per tutta la terra. Arrivata al braccio di mare tra Europa e Asia, Io attraversò a nuoto lo stretto, che così prese il nome di Bosforo ("passaggio della giovenca"). Infine la dea, sotto la pressione di Giove, pone fine al suo supplizio: arrivata in Egitto, Io riprende il suo aspetto originario. Sulle sponde del Nilo, la fanciulla darà alla luce Epafo, figlio di Giove e sarà venerata dal popolo egiziano come dea Iside.
Bibliografia:
Cambedda A, Leone R., Il mito di Io e Giove, in Giorgione e la cultura veneta tra '400 e '500: mito, allegoria, analisi iconologia, atti del Convegno, Roma novembre 1978, De Luca, Roma 1981, pp. 166-170
Iside: Il Mito, Il Mistero, La Magia, Catalogo della Mostra, a cura di Arlsan E.A., Electa, Milano 1997