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2-8 d.C.

OVIDIO, Metamorfosi I, 78-88

Testo tratto da: Ovidio, Metamorfosi, a cura di Bernardini Marzolla P., Einaudi, Torino 1994

Ma ancora mancava un essere più nobile di questi, dotato di più alto intelletto e capace di dominare sugli altri. Nacque l’uomo, o fatto con divina semenza da quel grande artefice, principio di un mondo migliore, o plasmato dal figlio di Giapeto, a immagine degli dèi che tutto regolano, impastando con acqua piovana la terra ancora recente, la quale, da poco separata dall’alto etere, ancora conservava qualche germe del cielo insieme a cui era nata; mentre gli altri animali stanno curvi e guardano il suolo, all’uomo egli dette un viso rivolto verso l’alto, e ordinò che vedesse il cielo e che fissasse, eretto, il firmamento. Così, quella terra che fino a poco prima era grezza e informe, subì una trasformazione e assunse figure mai viste di uomini.