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180-110 a.C. ca.

APOLLODORO, Biblioteca, II, 4, 1-3; II, 5, 12; II, 7, 3; III, 10, 3

 

II, 4, 1-3

Quando Acrisio consultò l'oracolo per sapere se avrebbe avuto figli maschi, il dio gli rispose che da sua figlia sarebbe nato un figlio che lo avrebbe ucciso. Timoroso di ciò, Acrisio fece costruire sotto terra una camera di bronzo e vi teneva prigioniera Danae. Ma, a quanto dicono alcuni, Preto riuscì a violarla e questo fu all'origine della discordia fra i due fratelli. Altri dicono che Zeus si tramutò in oro e attraverso il soffitto colò nel seno di Danae e si unì a lei. Quando più tardi Acrisio venne a sapere che le era nato un figlio, Perseo, non volle credere che fosse stato Zeus a sedurla, chiuse la figlia con il bambino dentro una cassa e la gettò in mare. La cassa fu sospinta fino a Serifo, dove la raccolse Ditti che allevò il bambino.

Polidette fratello di Ditti, re di Serifo, si innamorò di Danae, ma, non potendo unirsi a lei a causa di Perseo che era diventato adulto, riunì i suoi amici - fra i quali vi era anche Perseo - e disse che voleva fare una colletta per il banchetto di nozze con Ippodamia figlia di Enomao. Perseo disse che non gli avrebbe negato nemmeno la testa della Gorgone; allora Polidette a tutti gli altri chiese dei cavalli, da Perseo invece non accettò cavalli ma gli ordinò di portargli la testa della Gorgone. Guidato da Ermes e da Atena, Perseo si reca dalle figlie di Forco, Enio, Pefredo e Deino; figlie di Forco e di Ceto, erano sorelle delle Gorgoni, vecchie fin dalla nascita; avevano un solo occhio e un solo dente in tre, e se li scambiavano a turno l'uno con l'altra. Perseo se ne impadronì e, alle loro richieste, rispose che li avrebbe restituiti se gli avessero indicato la via che conduceva alle Ninfe. Avevano, queste Ninfe, dei sandali con le ali, e la «kibisis» che era, a quanto dicono, una specie di bisaccia; Le Ninfe avevano l'elmo <di Ade>. Le figlie di Forco gli indicarono la via, Perseo restituì loro il dente e l'occhio, poi si recò dalle Ninfe e ottenne quello che desiderava: la «kibisis» che si gettò sulle spalle, i sandali che si adattò alle caviglie, l'elmo che si pose sulla testa. Con quest'elmo in testa lui poteva vedere chi voleva, ma non poteva essere visto dagli altri. Da Ermes ebbe anche una falce d'acciaio. Giunse a volo sull'Oceano e trovò le Gorgoni immerse nel sonno. I loro nomi erano: Steno, Euriale e Medusa. Solo Medusa era mortale ed era la sua testa che Perseo era stato mandato a prendere. Le Gorgoni avevano teste avvolte da scaglie di serpenti, zanne grosse come quelle dei cinghiali, mani di bronzo e ali d'oro, con cui potevano volare. Tramutavano in pietra coloro che le guardavano. Perseo si avvicinò alle Gorgoni addormentate e, tenendo la testa girata e lo sguardo rivolto a uno scudo di bronzo in cui vedeva riflessa l'immagine di Medusa, le tagliò la testa; Atena gli guidò la mano. Quando la testa della Gorgone fu troncata, dal suo corpo balza Pegaso, il cavallo alato, e Crisaore, padre di Gerione, che essa aveva concepito da Poseidone.

Perseo mise la testa di Medusa nella «kibisis» e tornò indietro; le Gorgoni si levarono a volo dai loro giacigli e si diedero a inseguirlo, ma non riuscivano a vederlo a causa dell'elmo che lo rendeva invisibile. Giunto in Etiopia, dove regnava Cefeo, Perseo trovò che la figlia del re, Andromeda, era stata offerta in pasto a un mostro marino. Era accaduto che Cassiopea, la moglie di Cefeo, aveva sfidato le Nereidi a una gara di bellezza, vantandosi di essere superiore a tutte loro. Le Nereidi si adirarono, si adirò anche Poseidone che mandò contro il paese un'inondazione e un mostro marino. L'oracolo di Ammone sentenziò che avrebbero posto fine alla sciagura se la figlia di Cassiopea, Andromeda, fosse stata offerta in pasto al mostro. E così fece Cefeo, costretto dagli Etiopi: incatenò sua figlia a una roccia. Perseo la vide, si innamorò di lei e promise a Cefeo di uccidere il mostro se, una volta che l'avesse salvata, gliel'avesse data in sposa. Cefeo giurò e Perseo affrontò il mostro, lo uccise e liberò Andromeda. Ma Fineo, che era fratello di Cefeo e si era impegnato per primo a sposare Andromeda, ordì un complotto contro di lui: quando Perseo lo venne a sapere, mostrò la testa della Gorgone a Fineo e ai suoi complici e li trasformò in pietra all'istante. Tornato a Serifo, trovò che sua madre, insieme con Ditti, si era rifugiata sugli altari degli dei per evitare la violenza di Polidette. Un giorno in cui Polidette aveva riunito i suoi amici, Perseo entrò nella reggia e mostrò loro la testa della Gorgone, dopo aver volto indietro la sua: essi guardarono e si trasformarono in pietra, ciascuno nella posizione in cui si trovava. Perseo ristabilì Ditti sul trono di Serifo, restituì a Ermes i sandali, la «kibisis» e l'elmo, diede la testa della Gorgone ad Atena. Ermes a sua volta restituì quegli oggetti alle Ninfe e Atena collocò la testa della Gorgone al centro del suo scudo. Alcuni dicono che Medusa fu decapitata a causa di Atena; dicono che la Gorgone volle gareggiare con lei anche per la bellezza.

 

II, 5, 12

La dodicesima impresa che Euristeo ordinò a Eracle fu di riportare Cerbero dall'Ade. Cerbero aveva tre teste di cane, la coda di serpente e sul dorso teste di serpenti di ogni tipo. Quando si accingeva a partire per andare a prenderlo, Eracle si recò a Eleusi da Eumolpo, per essere iniziato ai misteri. [Allora gli stranieri non potevano essere iniziati; Eracle fu iniziato dopo essere stato adottato da Pilio]. Ma poiché non poteva vedere i misteri se prima non veniva purificato per l'omicidio dei Centauri, fu purificato da Eumolpo e allora poté essere iniziato. Si recò a Tenaro in Laconia, dove si trova l'ingresso che scende nell'Ade e lo oltrepassò. Quando lo videro, le anime fuggirono tutte, tranne Meleagro e la Gorgone Medusa. Contro la Gorgone Eracle sguaina la spada come fosse viva, ma Ermes gli dice che si tratta di un'immagine vana. Giunto alle porte dell'Ade, Eracle trovò Teseo e Piritoo - Piritoo che aspirava a sposare Persefone e per questo era stato incatenato. Quando essi videro Eracle, tesero le braccia verso di lui come se, con la sua forza, avesse avuto il potere di riportarli in vita. Eracle prese per mano Teseo e lo ridestò; voleva far alzare anche Piritoo, ma la terra incominciò a tremare e dovette lasciarlo; fece rotolare via anche la roccia di Ascalafo. Poiché voleva procurare sangue alle anime, Eracle uccise una delle vacche di Ade: il pastore che le custodiva, Menete figlio di Ceutonimo, lo sfidò alla lotta; Eracle lo afferrò alla vita e gli spezzò le costole: fu graziato per intercessione di Persefone. Eracle chiese a Plutone di dargli Cerbero, e Plutone gli ordinò di portarlo via purché lo vincesse senza l'aiuto delle sue armi. Eracle trovò Cerbero alle porte dell'Acheronte; allora, chiuso nella sua corazza e coperto dalla pelle di leone, gli afferrò la testa con le mani e non smise di stringere con forza finché non ebbe sopraffatto la bestia, nonostante i morsi che gli infliggeva la coda di serpente. Dopo averlo così catturato, lo fece risalire dalla parte di Trezene. Demetra tramutò Ascalafo in assiolo; Eracle, dopo che ebbe mostrato Cerbero a Euristeo, lo riportò di nuovo nell'Ade.

 

II, 7, 3

Dopo la presa di elide, Eracle marciò contro Pilo, prese la città e uccise Periclimeno, il più forte dei figli di Neleo, che combatteva cambiando apstto. Uccise anche Neleo e i suoi figli, a eccezione di Nestore, che era ancora giovane e veniva allevato tra i Gereni. Durante la battaglia, Eracle ferì anche Ade che dava aiuto ai Pili. Dopo aver conquistato Pilo, marciò su Lacedemone per punire i figli di Ippocoonte: er adirato con loro perché avevano combattuto a fianco di Neleo, e si adirò ancor più quando uccisero il figlio di Licimnio. Costui stava osservando la reggia di Ippocoonte quando un molosso uscì fuori di corsa per aggredirlo; lui scagliò una pietra e lo colse e allora i figli di Ippocoonte si precipitarono fuori e lo uccisero a colpi di bastone. Per vendicare la sua morte, Eracle raccolse un esercito contro i Lacedemoni. Quando giunse in Arcadia, chiese a Cefeo di combattere al suofianco con i figli – che erano venti. ma Cefeo, temendo che gli Argivi assalissero Tegea se lui l’abbandonava, rifiutò di partecipare alla spedizione. Eracle però diede a Sterope, la figlia di cefeo, un ricciolo della Gorgone, che aveva avuto da Atena, chiuso in un’urna di bronzo, e le disse che, se un esercito avesse assalito la città e lei avesse mostrato per tre volte il ricciolo dall’alto delle mura senza guardarlo, i nemici sarebbero fuggiti. Così avvenne, e Cefeo prende parte alla spedizione insieme ai figli. E in battaglia muoiono, lui e i suoi figli, e oltre a essi anche Ificle, il fratello di Eracle. Eracle uccise Ippocoonte e i suoi figli <e> conquistò la citta, fece tornare Tindaro e gli restituì il regno.

 

 

III, 10, 3

Da Zeus, Taugete <ebbe> Lacedemone, da cui prende il nome il paese. Da Lacedemone e da Sparta figlia di Eurota – che ra figlio di Lelege, un autoctono, e della ninfa naiade Cleocaria – nacqueo Amicla ed Euridice, che sposò Acrisio. Da Amicla e da Diomeda figlia di Lapito nacquero Cinorta e Giacinto. Dicono che Giacinto fu amato da Apollo il quale, senza volerlo, lo uccise lanciando il disco. Da Cinorta nacque Periere che – a quanto narra Stesicoro – sposa Gorgofone figlia di Perseo e genera Tindaro, Icario, Afareo e Leucippo. Da Afareo a da Arene figlia di Oibalo nacquero Linceo, Ida e Piso: secondo molti invece Ida era figlio di Poseidone. Linceo aveva una vista tanto acuta da penetrare anche sotto terra. Leucippo ebbe due figlie, Ilaria e Febe: furono rapite dai Dioscuri che le sposarono. Oltre a esse, Leucippo generò Arsinoe: a lei si unisce Apollo ed essa genera Asclepio. Alcuni dicono però che Asclepio non è figlio di Arsinoe figlia di Leucippo, ma di Coronide, figlia di Flegia di tesaglia. Dicono che, innamorato di Coronide, Apollo si unì a lei, ma lei, contro la volontà del padre, perferì sposare Ischi, fratello di Caneo. Apollo maledissa il corvo che gli aveva portato questa notizia, da bianco che era lo fece diventare nero, e uccise Coronide. Mentre il corpodi Coronide bruciava, il dio sottrasse il suo bambino alle fiamme del rogo, lo portò dal centauro Chirone che lo allevò e gli insegnò la medicina e l’arte della caccia. Asclepio diventò abile e perfezionò la sua arte al punto che non solo riusciva a salvare i malati, ma resuscitava anche i morti: da Atena infatti aveva ricevuto il sangue che era sgorgato dalle vene della Gorgone, e lui usava quello dlle vene di sinistra per far morire gli uomini, quello delle vene di destra per salvarli, e in questo modo poteva anche far resuscitare i morti. Tra coloro che si dice siano stati resuscitati da lui vi sono Capaneo e Licurgo, come afferma Stesicoro nell’Erifile, Ippolito, come dice l’autore dei Naupaktikà, Tindaro, come riferisce Paniassi, Imeneo, secondo gli Orfici, Glauco figlio di Minosse, come narra Melesagora.