408 a.C.
EURIPIDE, Oreste
ORESTE
Madre, ti scongiuro, non aizzarmi contro le vergini dagli occhi iniettati di sangue e l'aspetto di rettili. Eccole, eccole vicine, si avventano su di me.
ELETTRA
Mio povero fratello, sta' calmo, non agitarti nel letto. Tu credi di riconoscere cose che non vedi affatto.
ORESTE
O Febo, mi uccideranno le cagne dal viso di Gorgone, le sacerdotesse dei morti, le dee del terrore.
ELETTRA
No, non ti lascio. Ti stringo fra le braccia, impedirò i tuoi funesti soprassalti.
ORESTE
Lasciami. Tu sei una delle mie Erinni. Mi tieni fermo per gettarmi nel Tartaro.
[...]
Dialogo tra Oreste e uno schiavo frigio dove la Gorgone figura come minaccia di morte
ORESTE
Giura che non lo dici per farmi piacere, altrimenti ti ammazzo.
FRIGIO
Lo giuro per la mia vita. Ed è per forza un giuramento sincero.
ORESTE
Anche a Troia tutti i Frigi si spaventavano tanto davanti alle spade?
FRIGIO
Togli quell'arma: da vicino manda lampi selvaggi di morte.
ORESTE
Come davanti alla Gorgone, temi di venir trasformato in pietra?
FRIGIO
No, in cadavere: della testa della Gorgone non so niente.
ORESTE
Tu, uno schiavo, hai paura dell'Ade che ti libererà dai mali?
FRIGIO
Tutti gli uomini, schiavi inclusi, amano vedere la luce.
ORESTE
Parole sante: il tuo cervello ti salva. Rientra pure nella reggia.