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III sec. d.C.

FILOSTRATO, Immagini, I, 29, Perseo

 

Questo non è il mar Rosso e questi non sono abitanti dell’India, ma Etiopi e questo, un uomo greco in Etiopia. Io credo, ragazzo mio, che non puoi non aver sentito parlare dell’impresa di quest’uomo, che l’ha affrontata di sua volontà per amore, di Perseo che dicono uccise in Etiopia un mostro che veniva dal mare Atlantico e lungo la sua strada attaccava le greggi e gli uomini di questa terra. Il pittore sta dunque lodando quest’impresa e sta esprimendo compassione per Andromeda che fu offerta al mostro: il combattimento è già terminato, il mostro è disteso sulla riva, inondato da ruscelli di sangue (per cui il mare è detto rosso) ed Eros libera Andromeda dai suoi legacci. Come d’uso, il dio è rappresentato con le ali, ma, contrariamente al solito, è raffigurato con i tratti di un giovane che respira con affanno e che non ha smesso di provare gli effetti della fatica. Perseo, infatti, prima del combattimento, aveva supplicato Eros che venisse di persona, che insieme con lui piombasse sul mostro e il dio era venuto, ascoltando le preghiere del greco. La fanciulla, affascinante in Etiopia per il biancore della sua carnagione, lo è comunque per i tratti stessi del viso: potrebbe eclissare la delicatezza della donna di Lidia, la bellezza maestosa della donna attica o la vigoria della spartana. Le circostanze accentuano la sua bellezza; la fanciulla appare incredula, la gioia mista a sorpresa, e fissa Perseo accennando a mandargli un sorriso. L’eroe è sdraiato, non lontano dalla fanciulla, sull’erba tenera e profumata, stillando sudore sulla terra e tenendo lontano lo spauracchio della Gorgone, per paura che coloro che dovessero imbattersi in lei divengano di pietra. Numerosi pastori stanno offrendo da bere all’eroe latte e vino: sono Etiopi simpatici nel loro strano colore e il ,loro aspro sorriso, che non nascondono la loro gioia, per lo più simili tra loro. Perseo gradisce i loro doni e, poggiandosi sul gomito sinistro, solleva il petto ansimante per l’affanno; il suo sguardo intanto va però verso la fanciulla, mentre lascia fluttuare al vento la sua clamide di porpora, tutta disseminata di goccioline di sangue che sono sprizzate durante la lotta con il mostro. E lasciamo perdere i Pelopidi, se dobbiamo prendere a paragone la spalla di Perseo: a lui, già bello e rubizzo, la fatica ha aggiunto qualcosa e le vene sono rigonfie, come succede quando la respirazione diventa più faticosa. Molti elementi di gradevolezza derivano anche dalla presenza della fanciulla.