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700 a.C. ca.

ESIODO, Teogonia, vv. 270-283

 

E Ceto partorì le Graie bellissime a Forci,

che dalla nascita sono canute, e le chiamano Graie

gli uomini che sulla terra si muovono, e i Numi del cielo:

Penfredo dal bel peplo, con Enio dal peplo di croco;

e le Gorgóni che stanno di là dal famoso Oceàno,

verso la Notte, agli estremi confini, ove, garrule voci,

sono l'Espèridi: Stenno, Euríale e Medusa funesta.

Era mortale questa, immuni da morte o vecchiezza

le prime due: con quella, sui fiori d'un morbido prato

a Primavera, il Nume s'unì dalla chioma azzurrina.

E quando a lei Persèo dal collo recise la testa,

il grande ne balzò Crisàore, e Pègaso. A quello

ben si convenne il nome, quand'egli d'intorno alle fonti

giunse d'Ocèano, e d'oro stringeva nel pugno una spada.

Quindi volò, lasciando la terra nutrice di greggi,

fra gl'Immortali giunse, di Giove nei tetti or dimora,

e il tuono a Giove, mente sagace, ed il fulmine reca.