37: Perseo e Andromeda

Titolo dell'opera: La Nascita del Corallo

Autore: Giorgio Vasari (1511-1574)

Datazione: 1570

Collocazione: Firenze, Palazzo Vecchio, Studiolo di Francesco I

Committenza: Francesco de’ Medici

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su lavagna (117 x 100 cm)

Soggetto principale: Perseo libera Andromeda

Soggetto secondario: nascita del corallo dal sangue della testa di Medusa; sullo sfondo alcune persone recuperano il corpo del drago con un argano

Personaggi: Perseo, Andromeda, Medusa (testa), Pegaso, Ninfe, altri personaggi

Attributi: petaso alato, calzari alati, scudo, testa di Medusa (Perseo); catene (Andromeda); Pegaso, corallo (Medusa)

Contesto: paesaggio marino

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.storiadellarte.com/biografie/vasari/vasari.htm

Bibliografia: Borghini V., Il Riposo, Firenze 1584, Edizioni Labor, Milano, 1967; Frey K., Der Literarische Nachlass Giorgio Vasari, Monaco 1923; Bucci M., Lo Studiolo di Francesco I, Sadea-Sansoni Editori, Milano 1965; Lensi Orlandi G., Il Palazzo Vecchio di Firenze, Firenze 1977; Boase T.S.R., Giorgio Vasari. The Man and the Book, Princeton University Press, Princeton, New Jersey 1979;  Allegri E.-Cecchi A., Palazzo Vecchio e i Medici, Firenze 1980;Corti L., Vasari, Contini editore, Firenze 1989; Morel P., La chair d'Andromède et le sang de Méduse : mythologie et rhétorique dans le "Persée et Andromède" de Vasari, in Andromède ou le héros a l'épreuve de la beauté, a cura di Siguret F., Klincksieck, Parigi 1996, pp. 57-83; Cieri Via C., L’Arte delle metamorfosi, Lithos, Roma 2003

Annotazioni redazionali: E’ Vasari stesso a descriverci il suo quadro nel “Ricordo” del 18 settembre 1570: “Nel qual tempo mi convenne fare una lastra, dipinta a olio, dov’è Perseo, che sciogliendo Andromeda, nuda allo scoglio marino, et havendo posato in terra la testa di Medusa, che uscendo sangue dal collo tagliato, et imbrattando l’acqua del mare, ne nascieva i coralli”. Vasari, che già da tempo lavorava a Palazzo Vecchio, riceve incarico da Francesco de’ Medici di realizzare uno studiolo in cui il principe intendeva raccogliere, in armadi resi invisibili da pitture, la sua preziosa collezione di oggetti rari. I soggetti ideati da Borghini, oltre a rendere l’ambiente gradevole, servono “in parte come per un segno et quasi inventario da ritrovar le cose, accennando in un certo modo le figure et le pitture che saranno sopra et intorno et negli armadij quel che e serbono dentro di loro”. Nella realizzazione dello Studiolo si percepisce il desiderio di Francesco di proseguire la tradizione collezionistica degli avi. L’ambiente era direttamente collegato alla camera da letto e attraverso un passaggio segreto, al “Tesoretto”, una piccola stanza che Vasari aveva costruito tra il 1559 e il 1562 e che faceva parte degli appartamenti di Cosimo. Nel raffigurare il mito di Perseo e Andromeda, Vasari colloca insolitamente la roccia a cui è legata la principessa etiope al centro della composizione. Tale disposizione verrà ripresa da Agostino Carracci nell’affresco di palazzo Farnese (Cfr. scheda opera 42); la rintracciamo precedentemente in due affreschi pompeiani (Cfr. scheda opera 11 e scheda opera 12). Il momento scelto da Vasari è quello della liberazione dopo lo scontro col mostro, episodio di cui Ovidio tace, e che invece ritroviamo in Luciano (Andrfc15); un’iconografia analoga è presente nella Casa dei Dioscuri (Cfr. scheda opera 13) e nel rilievo capitolino (Cfr. scheda opera 14). Perseo infatti, abbandonato lo scudo a terra, è di fianco ad Andromeda intento a toglierle le catene; ai due lati ci sono rispettivamente: a sinistra Pegaso e a destra, vicinissima alle gambe di Andromeda,  la testa della Gorgone e le nereidi che giocano con i coralli. La particolare posa di Andromeda secondo Philippe Morel è volutamente assimilata a quella di una statua in riferimento sia al passaggio di Ovidio (Andrfc09), sia alla descrizione della liberazione di Angelica dell’Ariosto nell’Orlando Furioso. Questo secondo riferimento è importante, in quanto il critico francese ritiene che la fonte principale usata da Vasari per il dipinto sia il volgarizzamento delle Metamorfosi di Giovanni Andrea dell’Anguillara (Andrfr07), edito per la prima volta nel, per cui il riferimento all’opera dell’Ariosto è esplicitato nelle Annotazioni dell’Horologgi (Andrfr08). Infatti nelle Metamorfosi dell’Anguillara troviamo riferimenti alla nudità di Andromeda, alla presenza di Pegaso e all’associazione dell’episodio con la nascita del corallo. Per quanto riguarda la rappresentazione della nascita del corallo (Cfr. scheda opera 49), Vasari inserisce l’episodio nel momento errato della narrazione (secondo le fonti avviene dopo l’uccisione del mostro, ma prima della liberazione di Andromeda); inoltre, a ben vedere, il corallo non nasce dal contatto della testa di Medusa con le alghe marine come nelle fonti, ma dalla pietrificazione del sangue della stessa Gorgone al contatto con l’acqua. Così descritta, l’origine della rigidità del corallo è esattamente l’opposto del processo noto sin dall’antichità. In questo modo, il passaggio vita-morte (stato naturale – pietrificazione) dei coralli si contrappone, enfatizzandola, alla liberazione di Andromeda, quasi un ritorno alla vita; Perseo è un nuovo Pigmalione che ridà vita alla statua. Sullo sfondo della scena vediamo un corteo che dalla città si muove verso destra – forse i familiari di Andromeda - e alcuni personaggi che girano un argano per recuperare il corpo del mostro, il quale è ancora in acqua con la spada conficcatagli nel collo da Perseo; secondo una tradizione risalente a Plinio e tramandataci da Boccaccio (Andrfm07) e dal commento ad Anguillara di Horologgi (Andrfr08), le ossa del mostro furono ripescate e portate a Roma. Tritoni e Nereidi nuotano nel mare da una parte e dall’altra della scena.

Anna Lo Bello

Francesca Pagliaro