
Titolo dell’opera: Perseo e Andromeda
Autore:
Datazione: 50-79 d.C.
Collocazione: Napoli, Museo Archeologico Nazionale, proveniente da Pompei, Casa dei Dioscuri, peristilio
Committenza:
Tipologia: dipinto parietale
Tecnica: affresco, IV stile pompeiano
Soggetto principale: Perseo libera Andromeda
Soggetto secondario: sullo sfondo Cetus, il mostro marino
Personaggi: Andromeda, Perseo, mostro marino
Attributi: catene (Andromeda); calzari alati, falcetto, testa di Medusa, mantello (Perseo)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni: Perseo e Andromeda, affresco staccato, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, proveniente da, Ercolano Palestrahttp://www.archeona.arti.beniculturali.it/sanc_it/mann/it07/11.html
Immagini: http://pot-pourri.fltr.ucl.ac.be/itinera/actualites/perseus_andromeda_dioscuri-pompeii.jpg
Bibliografia: Dugas C., Observations sur la légende de Perse, in “Revue des etudes grecques”, 69, 1956, pp. 1-15; Phillips K.M., Perseus and Andromeda, in “American Journal of Archaeology”, 72, 1968, pp. 1-23; Schauenburg K., ad vocem “Andromeda”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Artemis, Zurigo-Monaco 1981, vol. I, p. 781, vol. II, p. 614, n. 69; Miti greci: archeologia e pittura dalla Magna Grecia al collezionismo, a cura di Sena Chiesa G., Electa, Milano 2004
Annotazioni redazionali: in questo affresco è raffigurato il momento finale del mito di Perseo e Andromeda. Tutto è già successo, Perseo ha combattuto contro il mostro marino (Cfr. scheda opera 12) di cui è visibile un dettaglio in basso a sinistra, e ora sta liberando la giovane principessa; il pathos presente nelle altre raffigurazioni note del mito viene messo da parte, e viene data invece molta enfasi all’incontro amoroso tra i due. L’autore ha scelto di non raffigurare il momento clou dell’episodio; allo stesso tempo, però, inserisce tutti gli elementi necessari a ricostruire la vicenda: la testa della Gorgone che accenna all’impresa di Perseo e il mostro marino cui era stata sacrificata Andromeda. La stessa iconografia verrà poi ripresa nel rilievo dei Musei Capitolini (Cfr. scheda opera 14) e nel mosaico di Tunisi (Cfr. scheda opera 15). L’affresco era sempre stato considerato una copia di un dipinto greco eseguito nel IV secolo a.C., durante il periodo tardo classico, dal famoso pittore Nicia, a noi noto solo grazie alle fonti letterarie. Alla luce di questa nuova lettura fornita dall’archeologo tedesco Bernard Smartz, per cui non viene rappresentato il momento culminante della vicenda come era proprio del IV sec. a.C., è probabile che si tratti di un’invenzione del I sec. d.C.
Chiara Mataloni