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sec. II d.C.

LUCIANO di SAMOSATA (120-180 d.C circa), Dialoghi marini, IX, 14

Traduzione da: Luciano, Dialoghi, a cura di Longo V., Unione tipografico-editrice torinese, Torino 1976

Tritone e le Nereidi

(I)

TRITONE: Il mostro marino che vi incaricaste voi, o Nereidi, di mandare contro Andromeda, la figlia di Cefeo, alla fanciulla non ha fatto del male, come voi pensate, ed è già morto lui.

NEREIDI: Da chi ucciso, o Tritone? Da Cefeo forse, che, esposta la giovane come esca, lo ha assalito dopo aver apportato ingenti forze?

TRITONE: Ma voi conoscete, credo, Perseo il figlio di Danae, quello che, gettato in mare in una cassa insieme con la madre dal nonno materno, salvaste, o Ifianasse, avendo avuto compassione di tutte e due.

IFIANASSA: So chi vuoi dire, ed è verosimile che a quest’ora sia un giovane di bello e nobile aspetto.

TRITONE: Costui ha ucciso il mostro.

IFIANASSA: Perché, o Tritone? Non è questo il prezzo che avrebbe dovuto pagarci per averlo salvato.

 

(II)

TRITONE: Vi dirò tutto come accadde. Perseo mosse contro le Gorgoni per eseguire con questa impresa un ordine del re ma quando giunse in Libia.

IFIANASSA: Come o Tritone? Da solo? O conduceva con sé degli alleati? Oltre tutto il cammino è difficile.

TRITONE: Attraverso il cielo Atena gli aveva messo le ali ai piedi. Quando dunque arrivò dove quelle vivevano, tagliata la testa di Medusa - mentre dormivano, io penso - se ne partì al volo.

IFIANASSA: Ma come ha potuto vedere se è impossibile guardarle? Chi le guarda, infatti non guarderà dopo di loro altre cose.

TRITONE: Atena protendendo il suo sguardo - questo sentii che raccontava lui, dopo, ad Andromeda e a Cefeo - Atena dunque gli fece vedere l’immagine di Medusa riflessa nel suo scudo come in uno specchio, ed egli prese lei con la sinistra per i capelli e guardando l’immagine riflessa le tagliò il capo con la spada ricurva che teneva nella destra, poi volò via prima che le sorelle si svegliassero.

 

(III)

Ma quando fu qui presso la costa etiopica e già volava vicino e terra, vede Andromeda giacere inchiodata su uno scoglio sporgente, bellissima, o dei, coi capelli sciolti, nuda fin molto al di sotto dei seni, vollesapere la causa della condanna, ma a poco a poco preso dall’amore - era destino infatti che la fanciulla fosse salvata- decise di soccorrerla e quando il mostro venne, spaventoso, per divorare Andromeda, il giovinettò si librò sopra di esso e, sguainata la spada, con una mano calava i colpi, con l’altra mostrando la Gorgonie lo impietriva: ora è morto e la maggior parte del suo corpo guardata da Medusa è dura come la pietra. Perseo allora, sciolti i ceppi alla fanciulla, la sostenne facendola appoggiare alla propria mano, quando in punta di piedi discese dallo scoglio scivoloso. Ora la sta sposando in casa di Cefeo e la condurrà ad Argo, cosicché in luogo della morte ella ha trovato le nozze, e non con il primo venuto.

(…)