25: Venere e Adone

Titolo dell’opera: La morte di Adone

Autore: Girolamo Siciolante da Sermoneta (1521-1575)

Datazione: 1554-1560

Collocazione: Monterotondo (Roma), Palazzo Comunale, piano nobile, sala di Adone, parete nord

Committenza: Franciotto e Ottavio Orsini

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Venere piange la morte di Adone

Soggetto secondario: in alto a sinistra, Venere e Amore in volo sul carro guidato da cigni; in secondo piano, Adone viene ferito a morte da un cinghiale

Personaggi: Adone, Venere, Amore, putti

Attributi: carro, cigni, rose (Venere); arco, cinghiale, cani, (Adone)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Friedländer W., La tintura delle rose, in “The Art Bullettin”, XVI, 1938, pp.320-324; Hunter J., Girolamo Siciolante da Sermoneta (1521-1575): Storia e critica,Fondazione Camillo Caetani, Roma 1983; Ilari C., Il mito di Adone nel Palazzo Orsini di Monterotondo, in “Storia dell’arte” diretta da Argan G. C., La Nuova Italia Firenze, Roma, 74, 1992, pp. 25-47; Hunetr J.,Girolamo Siciolante : pittore da Sermoneta (1521-1575),Roma : L'Erma di Bretschneider, c1996; Mandarano N., Monterotondo-Palazzo Orsini, in “l’Arte delle Metamorfosi decorazioni mitologiche nel Cinquecento” a cura di Cieri Via C., Lithos, Roma 2003, pp. 240-243;

Annotazioni redazionali: La morte di Adone è la quarta ed ultima scena del ciclo di affreschi realizzato da Girolamo Siciolante da Sermoneta in Palazzo Orsini di Monterotondo in una sala del piano nobile. Le tre scene precedenti trattano l’inseguimento di Mirra da parte del padre Cinira (Cfr. scheda opera relativa), La Nascita di Adone (Cfr. scheda opera relativa) e Venere e Adone (Cfr. scheda opera). Anche per La Morte di Adone, le Metamorfosi di Ovidio (Adofc06) sono state il testo di riferimento per Siciolante, infatti l’artista rappresenta il tragico epilogo del personaggio mitico attenendosi ai tre momenti descritti dal poeta latino: sullo sfondo in alto a sinistra, Venere, accompagnata da Amore e in volo sul suo carro trainato da cigni, si accorge di ciò che sta accadendo al suo amante; in secondo piano, Adone, armato di arco e frecce, viene ferito dal cinghiale che sta inseguendo con i sui cani; infine, il primo piano è dedicato esclusivamente alla morte del giovane cacciatore. Qui troviamo Adone morente sorretto da un putto mentre intorno a lui un altro putto lo guarda rattristato e Venere allarga le braccia in atteggiamento di stupefatto dolore. Accanto alla dea e seduto a terra, un altro putto ancora coglie una rosa bianca mentre nella mano destra tiene una rosa rossa: ciò allude al fatto che ,secondo quanto raccontano le fonti (Cartari, 1156, Adofr05) e in base anche a quanto scrive Friedländer (1938), Venere con il suo sangue tinse le rose bianche di rosso dando origine a questo tipo di fiore. La scelta del mito di Adone ha un forte intento celebrativo. La rosa rossa, infatti, è una chiara allusione alla famiglia Orsini che aveva adottato nel suo stemma tale fiore come simbolo araldico (Ilari,1992). Vi è anche una leggenda tradizionalmente legata agli Orsini (Ilari,1992), che fa risalire le origini della famiglia romana al barbaro Aldoino il quale, essendo morto in battaglia, venne avvolto nella sua bandiera bianca e rossa della quale tinse con il suo sangue le rose bianche che la decoravano. Inoltre il figlio di Aldoino, Mundilla, fu soprannominato “Orso” in quanto da piccolo venne allattato da un’orsa e, dopo aver vendicato la morte del padre, prese possesso di alcune terre dell’Umbria dando così origine alla casata degli Orsini. Ma il mito di Adone potrebbe anche alludere alla morte prematura sul campo di battaglia del giovane Oliverotto Orsini che combatté contro i Turchi (Mandarano, 2003). Ai lati della scena del “La morte di Adone” troviamo due dee rappresentate a figura intera: a sinistra la Dea Madre e a destra Diana. La Dea Madre si configura come garante di fertilità, fecondità e abbondanza per la casata degli Orsini in quanto i suoi attributi sono la cornucopia e le ghirlande colme di rose bianche e rosse, con funzione araldica. Diana, invece, è rappresentata, oltre che con il corno e l’arco, suoi consueti attributi, con una mezzaluna sulla fronte ad indicare la sua qualità di divinità lunare. Inoltre Diana si configura come protettrice della famiglia Orsini in quanto le fanciulle che la servivano erano chiamate àrktoi (“orse”), ed anche perché Monterotondo all’epoca era una località famosa per la caccia. Per quanto riguarda i cigni che trainano il carro, quali attributi iconografici di Venere, e la dea rappresentata con le braccia alzate che giunge sul corpo di Adone, si ritrovano ne La morte di Adone del Domenichino in Palazzo Farnese a Roma datata al 1603-04 (Cfr. scheda opera 43), opera vicina anche cronologicamente a quella di Siciolante appena descritta.

Ilaria Renna