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Vincenzo Cartari, Le imagini degli dei degli antichi, CXIII

Testo tratto da: http://bivio.signum.sns.it/

Venere

Dirò bene del mirto perché ne fosse coronata Venere, conciosia che ne habbiano scritto molti, dicendo che a costei fu dato perché è creduto havere in sé forza di far nascere amore fra le persone e di conservarlo, overo perché è pianta che felicemente nasce e cresce nelle mareme et intorno ai liti del mare, ove habbiamo già detto che nacque Venere. Alla quale furono date le rose parimente perché queste hanno soave odore, che rappresenta la soavità dei piaceri amorosi, overo perché, come le rose sono colorite e malagevolmente si possono cogliere senza sentire le punture delle acute spine, così pare che la libidine seco porti il farci arrossire ogni volta che della bruttezza di quella ci ricordiamo, onde la conscienza dei già commessi errori ci punge e ci traffigge, in modo che ne sentiamo gravissimo dolore. Oltre di ciò la bellezza della rosa, onde porge diletto a' riguardanti, dura brevissimo tempo e tosto langue, come fanno etiandio gli amorosi piaceri, e perciò mettevano in capo a Venere le ghirlande di queste. Le quali non furono però sempre colorite, anzi da principio erano tutte bianche, ma furono tinte poi dal sangue di questa Dea una volta ch'ella, correndo per dare aiuto allo amato Adoni, quale voleva uccidere Marte divenutone geloso, pose i piedi sopra le acute spine delle bianche rose e ne fu punta gravemente, et il sangue che ne uscì fu cagione che da indi in poi nacquero le rosecolorite. E benché questo ch'io sono hora per dire poco faccia a dipingere Venere, nientedimeno perché mi pare essere cosa giocosa e dilettevole la dirò, come la racconta Musonio autore Greco. Dice costui, per relatione di Atheneo, che appresso de' Barbari era un tempio dedicato a Venere quivi chiamata Callipiga, che vuole proprio dire che ha belle natiche, per questa cagione. Era certo contadino, il quale haveva due figliuole giovinette et assai belle; queste vennero a contesa insieme qual di loro havesse più belle natiche, né potendosi accordare infra di loro, perché non voleva l'una cedere all'altra, se n'andaro su la via publica, e trovato quivi un giovane a caso, non conosciuto da alcuna di loro, gli si mostrarono, acciò ch'egli ne facesse giudicio, promettendo ciascheduna di stare a quello ch'ei giudicasse. Il giovane, guardata molto bene quella parte sopra della quale era nata la contesa, e fattane tra sé diligente consideratione, giudicò che la maggiore havesse più belle natiche, et inamoratosene perciò se la menò a casa, ove egli haveva un fratello, cui raccontò il fatto come era passato. A costui venne voglia di vedere che ciò fosse, et andatosene là dove gli haveva mostrato il fratello, trovò l'altra delle due sorelle che se ne stava tutta mesta, perché fu giudicata havere men belle natiche, le quali ei si fece mostrare, e tanto le parvero belle che se ne innamorò subito, e confortando la giovane la pregò a stare di buona voglia, come che havesse così belle natiche che non fosse possibile che altra le havesse più belle, che che ne havesse giudicato suo fratello, e la persuase poi ad andarsene con lui. Il che ella fece volontieri, e così i due fratelli tolsero per moglie le due sorelle dalle belle natiche, le quali in breve tempo divennero molto ricche; né si legge però come, ma facilmente se lo pò da sé imaginare ognuno (...).