
Titolo dell’opera: Morte di Adone
Autore: Domenico Zampieri, detto Domenichino (1581-1641)
Datazione: 1603-04
Collocazione: Roma, Palazzo Farnese
Committenza: Odoardo Farnese
Tipologia: affresco (174 x 330 cm)
Tecnica:
Soggetto principale: Venere corre verso Adone morente
Soggetto secondario:
Personaggi: Venere, Adone, Cupido, amorini
Attributi: carro, cigni (Venere); cane, lancia (Adone)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.artonline.it/img/large/p06-g118.jpg
Bibliografia: A. Neppi, Gli affreschi di Domenichino a Roma, Istituto di Sudi Romani, Roma 1958; R. E. Spear, Domenichino and the Farnese loggia del giardino, in “Gazette des Beaux Arts”, LXIX, Marzo 1967, pp. 169-175; Spear R.E., Domenichino, Yale University Press, New Haven – Londra 1982; Domenichino. 1581-1641, a cura di Strinati C. e Tantillo A., Electa, Milano 1996; Coliva A., Domenichino, in allegato a “Art e Dossier”, n. 118, dicembre 1996
Annotazioni Redazionali: Secondo Bellori e Malvasia,l’opera è stata realizzata dal Domenichino su incarico di Annibale Carracci, suo maestro, agli inizi del suo soggiorno romano. Questa tela è strettamente collegata ad altri due affreschi del palazzo (oggi perduti) rappresentanti i miti di Apollo e Giacinto e Narciso. Si può notare che gli affreschi richiamano tutti un motivo floreale, cosa che spiegherebbe la loro presenza all’interno di palazzo Farnese, la cui famiglia ha come stemma un giglio. I tre fiori collegati ai soggetti degli affreschi, l’anemone per Adone, il giacinto e il narciso, portano con sé simbologie maggiori. Infatti sono tutti fiori color rosso porpora in onore del cardinalato del committente, Odoardo Farnese. Rispetto alle altre nella morte di Adone l’artista dà maggior importanza alla figura umana. Venere è ritratta in un insolito atteggiamento di evidente disperazione espresso dalla scelta di raffigurarla con le braccia alzate. La figura di Venere, insieme a quella del suo amato morente, riverso a terra con il braccio abbandonato verso l’esterno, ricordano le raffigurazioni crtistologiche: i gesti della dea sono simili a quelli dell’iconografia della Maddalena disperata sul corpo del Cristo morto, nel nostro caso Adone. L’ipotesi è avvalorata dalla diffusa tendenza del XVII secolo di sovrapporre l’iconografia religiosa e mitologica (Adofr10). Tra i putti ne compare anche uno che potrebbe essere identificato con Amore grazie alla freccia che tiene in mano. Tra i precedenti simili all’immagine in esame l’affresco con la Morte di Adone di Girolamo Siciolante del 1554 nel palazzo Orsini a Monterotondo (Cfr. scheda opera) e l’incisione di Bernard Salomon con Adone trasformato in fiore del 1557 (Cfr.scheda opera). Somiglianza nella disposizione dei personaggi anche ne La morte di Adone Antonio Tempesta del 1606 (Cfr. scheda opera)
Ilaria Lombardi