16: Ermafrodito e Salmace

Titolo dell'opera: Ermafrodito e Salmace

Autore: Mabuse (Jean Gossart), (1478 ca.- 1553/36)

Datazione: 1509/1517 ca. (dall’esame condotto sul legno risulta come termine post quem il 1491; dalla ricostruzione di Folie, come ante quem il 1523/24)

Collocazione: Rotterdam, Museum Boymans - van Beuningen (dal 1959); proveniente da una collezione del Nord della Francia (dalla fine del XIX sec.); già Galleria J. Goudstikker, Amsterdam; coll. D.G. Van Beuningen, Rotterdam e Vierhouten (dal 1934 circa)

Committenza: Filippo il Buono (ammiraglio di Zelanda).

Tipologia: dipinto (su tavola arcuata)

Tecnica: olio su tela (32.8 x 21.5 cm) Il disegno fu probabilmente eseguito direttamente sulla tavola. Sono state trovate tracce di lapislazzuli in diversi punti del cielo

Soggetto principale:*

Soggetto secondario: unione compiuta di Ermafrodito e Salmace

Personaggi:*

Attributi: braccio sinistro alzato, edera, gambe incrociate, lotta, nudità, piedi nell'acqua (Ermafrodito); copricapo, lotta, nudità, piedi nell'acqua (Salmace)

Contesto: paesaggio roccioso con fonte.

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Folie J., Un tableau mythologique de Gossart dans les collections de Marguerite d'Autriche, in "Bulletin de l'Istitut Royal du Patrimone Artistique", 1960, tomo III, pp. 195-201; Van Eyck to Bruegel: Dutch and Flemish painting in the collection of the Museum Boymans-van Beuningen 1400-1550, Museum Boymans-van Beuningen, Rotterdam 1994, pp. 174-179; Borin F., Immagini di donne, in Storia delle donne. Dal Rinascimento all' età moderna, a cura di Zemon Davis N., A. Farge, Economica Laterza, Bari 1996, p. 225

Annotazioni redazionali: Nel 1934, quando il quadro fu acquistato da D.G. van Beuningen, niente si sapeva della sua origine, tranne che prima di entrare nella Galleria Goudstikker di Amsterdam, aveva fatto parte di una collezione privata del nord della Francia. Sembra infatti che il quadro sia stato nei paesi Bassi almeno dalla fine del XIX sec, perché evidenzia sul retro un'etichetta con un'iscrizione manoscritta nella scrittura di tale epoca, che riporta, in olandese, oltre il nome dell'artista e la spiegazione del soggetto, il riferimento a un'edizione apparsa nel 1870 delle Metamorfosi curata da Vondel. Tuttavia è possibile ipotizzare che il quadro facesse parte delle collezioni di Margherita d'Austria,redatto nell'1523-24, in tali termini "Un bel quadro nel quale sono dipinti un uomo e una donna nudi, con i piedi nell'acqua, incorniciati da due riquadri, il primo di marmo, il secondo dorato, e contenente in basso l'iscrizione donato da Monsignore di Utrecht". Il Vescovo di Utrecht all'epoca era Filippo di Borgogna, figlio bastardo di Filippo il Buono, ex ammiraglio di Zelanda e protettore di Jan Grossart: proprio con lui il pittore si era recato a Roma nel 1508-09 per eseguire disegni su modelli antichi. L'Inventario riporta inoltre una descrizione molto dettagliata della cornice "il primo riquadro in marmo, il secondo dorato con in basso un'iscrizione". Mettendo da parte questa "Iscrizione", che poteva essere soltanto una targhetta fissata nella parte inferiore della cornice, con su indicato sia il nome dell'artista, che il soggetto dell'opera, tale descrizione permette di identificare tra loro il quadro descritto nell'Inventario e quello tuttora conservato a Rotterdam. Il problema è importante, considerati i dettagli forniti dall'Inventario e soprattutto il fatto che la cornice attuale del quadro di Rotterdam è assolutamente originale, poiché è tagliata nella stessa tavola del pannello. Il "primo bordo", --verosimilmente il bordo esterno, più largo- dell'incorniciatura del quadro descritto nell' Inventario era dunque dipinto ad imitazione del marmo. La cornice di Rotterdam, come quella descritta nell'Inventario, si compone di due bordi distinti. Uno dei quali, il bordo interno, corrisponde alla descrizione dell'Inventario, poiché è dorato. Per quel che riguarda il bordo esterno, esso invece non corrisponde alla descrizione: invece di essere dipinto ad imitazione del marmo, presenta una ghirlanda scolpita. Il bordo interno dorato presenta una struttura normale per l'epoca, cioè uno strato bianco, una base rossa e una lamina d'oro. Quest'ultima è utilizzata in molti punti e lascia trasparire la base, tuttavia su tutto il giro esterno del bordo dorato appare una sottile linea bianca che altro non rappresenta che lo strato preparatorio. Si può concludere che questa parte della cornice, nella sua forma attuale non è mai stata ricoperta di pittura, mentre all'epoca le cornici erano dipinte o dorate. La conclusione che si impone è che la cornice originale, senza dubbio in origine molto massiccia, sia stata, per una qualche ragione, sostituita in epoca successiva. Se si accetta tale conclusione, si può ammettere che nella sua forma originaria la cornice di Rotterdam rispondeva alla descrizione dell'Inventario di Margherita d'Austria. Per quanto riguarda l'iscrizione, sembra che questa si potesse leggere come un ammonimento moralistico contro la natura lussuriosa della vita di corte.

                                                                                            Anna Gentili