29: Piramo e Tisbe

Titolo dell’ opera: Piramo e Tisbe

Autore:

Datazione: fine XV – inizio XVI secolo

Collocazione: Firenze, Museo di Palazzo Davanzati, inv. Dav. n. 357

Committenza:

Tipologia: cofanetto

Tecnica: legno dorato, decorato con motivi a rilievo in pastiglia (11,5 x 15,5 x 10 cm)

Soggetto principale: la morte di Piramo e Tisbe

Soggetto secondario:

Personaggi: Piramo, Tisbe, leonessa

Attributi: spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine:

Bibliografia: Casazza O., Gennaioli R., Mythologica et Erotica: Arte, e Cultura dall’antichità al XVIII secolo, Catalogo della mostra di Firenze, Sillabe Editoriale, Livorno 2005, p. 323.

Annotazioni redazionali: il Museo di Palazzo Davanzati possiede una serie di cofanetti in pastiglia di estrema raffinatezza, prodotti nelle città del nord Italia (Milano, Ferrara, Padova), dove le corti commissionavano questo genere di opere. Il cofanetto n.357 poggia su piede a cipolla, il coperchio è riquadrato da due cornici con motivi geometrici e floreali. Nella riquadratura interna sono raffigurati, sui lati corti, due medaglioni centrali con busto di donna, affiancati da motivi di arpie e pampini d’uva. Il corpo centrale è invece delimitato da una cornice a spiovente e da due pilastri laterali, che scandiscono ciascuna scena. Sul fronte del cofanetto è rappresentata la storia di Piramo e Tisbe, tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, alla quale fa da pendant sul retro la storia di Ero e Leandro, che, narrata in un poema del IV secolo a. C., venne ripresa da Virgilio nelle Georgiche e da Ovidio nelle Heroides e nell’Ars Amatoria. Sui lati corti del cofanetto vi sono Il Giudizio di Paride e il Ratto d’Europa. Questi temi decorativi venivano infatti ampiamente utilizzati anche nei cassoni nuziali e cofanetti, con valenze amorose; si trattava di doni di fidanzamento o di nozze ed erano destinati a custodire monili o oggetti personali in ambienti strettamente privati, come camere da letto e studioli. Le storie di Piramo e Tisbe e di Ero e Leandro, con la loro tragica fine, suonavano come richiamo cortese alla temperanza e alla pazienza. Mentre le scene sui lati corti sono augurali per la fecondità e la felicità del matrimonio: il Giudizio di Paride inneggiava alla bellezza e il mito d’Europa rappresentava l’immagine della coppia perfetta. La scena con Piramo e Tisbe rappresenta il momento del suicidio dei due amanti: al centro vi è Tisbe con le braccia aperte in un gesto di disperazione mentre la spada le trapassa il petto. Piramo giace supino a terra, morto. A destra è raffigurata la città di Babilonia e a sinistra la leonessa; non mancano gli altri due elementi caratterizzanti la favola: la fontana e l’albero del moro.

Anna Cola