
Titolo dell'opera: Aracne e Minerva
Autore: Luca Giordano (1634-1705)
Datazione: 1695
Collocazione: El Escorial, Palazzo dei Borboni
Committenza:
Tipologia: pittura
Tecnica: olio su tela (211 x 195 cm)
Soggetto principale: Minerva trasforma Aracne in un ragno
Soggetto secondario: figure femminili assistono alla scena
Personaggi: Aracne, Minerva, donne
Attributi: telaio, ragnatela (Aracne); elmo, civetta (Minerva)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Bibliografia: Ferrari O.-Scavizzi G., Luca Giordano: l'opera completa, Electa, Napoli 1992, vol I, p. 337, vol. II, fig. 687; Davidson Reid J. - Rohmann C., The Oxford Guide to the Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 186; Luca Giordano. 1634-1705, Electa, Napoli 2001, pp. 330-331, 454-462; Ferrari O.-Scavizzi G., Luca Giordano. Nuove ricerche e inediti, Electa, Napoli 2003, pp. 83-84; Ovidio, Le Metamorfosi illustrate dalla pittura barocca, traduzione a cura di Faranda Villa G., Le Lettere, Firenze 2003, vol. I; Velazquez, Bernini, Luca Giordano: le corti del Barocco, a cura di Checa Cremades F., Skira, Milano 2004, pp. 226-231, 252, 254.
Annotazioni redazionali: nella primavera del 1692 Luca Giordano fu chiamato da Carlo II in Spagna, dove rimase fino al 1702; durante questa permanenza realizzò numerosi cicli di affreschi, tra cui quelli all’Escorial, al Cason di Buen Retiro, nella sagrestia della cattedrale di Toledo e nel monastero di Nostra Signora di Guadalupe. Questa tela fu realizzata verso la fine del XVIII secolo in coppia con un’altra, raffigurante il mito di Apollo e Marsia (Met., VI, 382-400): si tratta di due esempi di punizioni di personaggi superbi che hanno osato sfidare gli dèi. Entrambe le tele sono state decurtate; questa variazione delle misure rende complessa la loro identificazione all’interno dei vari inventari stilati nei secoli. La critica ha proposto di identificarle con due delle sei “favole grandi” (4 x 2,5 varas) elencate all’Escorial nella Testamentaria. Se così fosse, si può ipotizzare che il resto del ciclo fosse composto da dipinti dal soggetto analogo, come la Caduta di Fetonte, Dedalo e Icaro, la Caduta dei Giganti. Nei cicli pittorici di Palazzo Doria-Spinola di Genova (Cfr. scheda opera 32) e di Sabbioneta (Cfr. scheda opera 35), infatti, il mito di Aracne e Minerva è affiancato da questi altri episodi di superbia punita. Inoltre, poiché padre Ximénez le descrive all’inizio del XVIII secolo in una grande sala della Galleria Bassa del Palazzo dell’Escorial, è molto probabile che le tele fossero state commissionate dallo stesso re, Carlo II, come un’ammonizione rivolta ai sudditi a non mostrare superbia nei confronti dei regnanti. Le due tele subirono numerosi spostamenti; furono infine riportate all’Escorial nel 1849. Luca Giordano sceglie di raffigurare in entrambi i casi il momento della punizione divina, lo scorticamento per Marsia e la metamorfosi in ragno per Aracne. La giovane è ancora seduta al telaio; a sinistra Minerva, libratasi in aria, le sta facendo l’incantesimo fatale: tra le mani di Aracne, infatti, con le dita già deformate e allungate in maniera innaturale, è visibile una ragnatela, emblema del suo nuovo stato. Per terra, vicino al cesto da lavoro di Aracne, la civetta simbolo di Minerva.
Chiara Mataloni