
Titolo dell’opera: Caccia al cinghiale calidonio
Autore: Kleitias
Datazione: 570 a.C. ca.
Collocazione: Firenze, Museo Archeologico
Committenza:
Tipologia: cratere a volute attico
Tecnica: ceramica a figure nere
Soggetto principale: caccia al cinghiale calidonio
Soggetto secondario:
Personaggi: Peleo, Meleagro, cinghiale calidonio, Metepo, Melanio, Atalanta, Eutimaco, Ancheo e altri compagni di caccia
Attributi:
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Beazley J. D., The development of attic black-figure, University of California press Berkeley and Los Angeles 1951, pp. 26-37; Minto A., Il vaso François, Leo S. Olschki editore, Firenze 1969, pp. 7-8, 10-41, 164-171; Carpenter Th. H., et al., Beazley Addenda. Additional references to ABV, ARV² e Paralipomena, The British Academy by Oxford university press 1989, fig. 4-7-44-45; Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Zurigo-Monaco 1992, vol. VI, 1, sub voce Meleager, p. 416; Giuliano A., Storia dell’arte greca, Carocci, Roma 1998, p. 179; Becatti G., L’arte dell’età classica, Sansoni, Firenze 2000, pp. 123-124; Charbonneaux J., Martin R., Villard F., La grecia arcaica, BUR, Milano 2001
Annotazioni redazionali: Un importante documento riguardante il mito di Meleagro è senza dubbio il vaso François, reperto archeologico molto noto, ritrovato, nel 1844, in una tomba etrusca a camera, nella località di Fonte Rotella, vicino Chiusi, e così chiamato dal suo scopritore, Alessandro François. Il cratere, per le proporzioni, per la forma, per lo stile, è un’opera insigne per la ceramografia attica a figure nere, di esecuzione finissima nei contorni delle figure, nei dettagli interni e nell’incisione decorativa dei vestiari. E’ attribuito a Kleitias, del VI sec. a.C. Rappresenta la processione epitalamica degli dei invitati alle nozze fra Peleo e Teti e alcuni episodi relativi ai due sposi e al futuro figlio di questi, Achille. Fra le vicende riferite a Peleo, viene illustrata ampiamente quella della caccia del cinghiale calidonio, alla quale egli aveva partecipato insieme con molti altri eroi greci della generazione precedente alla guerra di Troia. La scena è dipinta sull’orlo della bocca del cratere ed abbraccia tutto lo spazio posto sopra una delle facce. La rappresentazione è una delle più complesse e più interessanti per la storia della leggenda, poiché ci presenta tutti i più celebri eroi che hanno partecipato alla mitica impresa, con i loro nomi scritti, insieme con i rispettivi cani da caccia, pure essi denominati. L’episodio è rappresentato in forma narrativa sintetica, su uno schema a composizione centripeta, che culmina nel centro con la colossale figura del cinghiale. La belva, inferocita dalle prime ferite, ha già fatto molte vittime tra gli uomini ed i cani e si trova ora di fronte a Peleo e Meleagro, affiancati dal cane Metepo. Peleo è senza barba, diversamente dalle raffigurazioni successive, a dimostrazione che questa avventura aveva avuto luogo quando era giovane, prima del matrimonio. I due sono a capo dei cacciatori giunti da tutta la Grecia e sono raffigurati con la capigliatura raccolta sulla nuca, scendente sulle spalle, di profilo, vestiti con una corta clamide. La loro corporatura è ben dettagliata con segni sobri e precisi, tengono con ambedue le mani delle grosse lance che stanno conficcando con energia nel muso della bestia. Considerata la motivazione del vaso François che voleva eternare le nozze di Peleo, Meleagro è posto quasi in secondo piano rispetto all’altro e deve dividere con lui la gloria della sua impresa. In ogni modo la maestosità del cinghiale è tale che mette in particolare luce il coraggio di tutti. Dietro di loro, evidenziata dal colore chiaro delle sue membra, a differenza di quello degli uomini, viene Atalanta affiancata da Melanio, lo sposo che l’ha vinta nella celebre corsa . E’ ritratta a corpo eretto mentre, con il braccio destro arretrato, sta scagliando un giavellotto contro la belva. La fanciulla ha una ghirlanda che le adorna il capo e le chiome raccolte, veste il caratteristico chitone, stretto da una cintura sui fianchi e decorato sugli orli: anche in atteggiamento di guerriero mantiene la sua identità femminile. Via via, da una parte e dall’altra rispetto al cinghiale, sono raffigurati tutti gli altri partecipanti a coppia, con perfetto parallelismo di movimento fra loro. Appaiono tre cani, due dei quali cercano di colpire il cinghiale, mentre uno è morto. Sotto la fiera giace l’eroe Anceo. I cacciatori attaccano in coppia, con corte lance, lunghi giavellotti e pietre. Appare anche un arciere con un copricapo orientale e due con un nome orientale. E’ da rilevare questa presenza di arcieri sciti nella caccia al cinghiale calidonio, introdotti fra le schiere dei partecipanti e quindi equiparati agli stessi eroi greci.
Giulia Masone