08: Sibilla

Titolo dell'opera: Apollo e la Sibilla Cumana

Autore: Etienne Picart, detto “Il Romano” (Parigi 1632-Amsterdam 1721)

Datazione: 1710-1720 (?)

Collocazione:

Committenza:

Tipologia: disegno

Tecnica: acquerello marrone, rialzi di bianco su carta gialla, 205x145 mm

Soggetto principale: *

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Sibilla Cumana 

Attributi: corona di alloro (Apollo), lira (Apollo), faretra (Apollo), copricapo (Sibilla), granelli di sabbia (Sibilla), libro (Sibilla) 

Contesto: ingresso di un’ antro 

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: I. Budde, Beschreibender Katalog der Handzeichnungen in der Kunstakademie Dusseldorf, Dusseldorf 1930, tav. 132 (740)

Bibliografia: I. Budde, Beschreibender Katalog der Handzeichnungen in der Kunstakademie Dusseldorf, Dusseldorf 1930, p. 106;A. Pigler, Barockthemen, Budapest 1956, II p. 38

Annotazioni redazionali: Davanti all’ingresso di un antro roccioso, coperto in parte da un grande albero, e di fronte ad un piedistallo che sostiene una possente urna con delle figure in rilievo, sono due personaggi: nella figura maschile è facile riconoscere Apollo, seminudo, con i capelli lunghi raccolti e la corona di alloro, ed ancora la faretra e la lira, pertanto non solo l’iconografia rispetta pienamente i prototipi classici, ma si evidenzia la volontà da parte dell’artista, di avvicinarsi il più possibile alla scultura classica, nella resa anatomica, nella posa del dio, e nel suo profilo, che ricorda quello di medaglie e monete antiche. Per quanto riguarda la figura femminile seduta di fronte ad Apollo: in base al copricapo, alla presenza del libro, ed ancora in base all’ambientazione e soprattutto per il gesto di mostrare al dio il contenuto della sua mano, si potrebbe ipotizzare che si tratti della Sibilla Cumana. Infatti la maggior parte delle opere che hanno per soggetto questo episodio tratto dalle Metamorfosi di Ovidio (libro XIV, 130-153), che conosce grande fortuna nel Seicento, presentano Apollo in piedi o seduto su di una roccia, solitamente caratterizzato dall’attributo della lira, e di fronte a lui, in piedi o seduta, la Sibilla, una bella fanciulla, che indossa una tunica o un mantello, un caratteristico copricapo, talvolta un turbante, con dei libri o papiri accanto, ma soprattutto con la mano, chiusa a pugno, che sembra quindi contenere qualcosa, o leggermente aperta, che lascia quindi cadere della polvere a terra, e comunque volta verso il dio, come a chiedere qualcosa. Se dunque l’iconografia di quest’opera di Picart è riconducibile a quest’episodio, innovativa risulta l’ambientazione, non la campagna, il bosco o la riva di una baia, ma in questo caso sembra che la scena si svolga davanti all’ingresso di una caverna, l’antro a cui accenna anche Ovidio, o piuttosto sulla soglia del tempio di Apollo, così come viene descritto da Virgilio nell’Eneide (libro VI, vv. 57-64). Inoltre a conferma di questa possibile localizzazione dell’episodio, va sottolineata la presenza dell’enorme urna su piedistallo alle spalle dei due protagonisti.

Elisa Saviani