03: Sibilla

Titolo dell'opera: Marina con Apollo e la Sibilla Cumana

Autore: Claude Lorrain

Datazione: 1665 circa

Collocazione: Coll. Privata. Già probabilmente in proprietà Bragge a Londra nel 1756, quindi passò a Belvoir, presso i duchi di Rutland, fino al 1958. In seguito fu a Zurigo presso la Coll. Bührle. 

Committenza: monsignor Bourlemont (?)

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela, 100x134 cm

Soggetto principale: *

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Sibilla Cumana

Attributi: lira (Apollo), granelli di sabbia nel palmo della mano (Sibilla)

Contesto: vista sul golfo di Baia, sullo sfondo l’isola di Capri

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: L’opera completa di Claude Lorrain, presentazione R. Röthlisberger, apparati critici e filologici D. Cecchi, Milano 1975, tav. IL

Bibliografia: M. Röthlisberger, Claude Lorrain, New Haven 1961, I, p. 265;L’opera completa di Claude Lorrain, presentazione di M. Röthlisberger, apparati critici e filologici du D. Cecchi, Milano 1974, p. 118; J. Davidson Reid-C. Rohmann, The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 181

 

Annotazioni redazionali: L’opera di Lorrain ha per soggetto il mito della Sibilla Cumana, così come viene narrato da Ovidio nelle Metamorfosi (libro XIV, vv. 130-153): Enea infatti si era recato a Cuma per farsi condurre nell’Averno dalla Sibilla e, mentre risaliva con questa, che aveva esaudito il suo desiderio, dall’Inferno, le aveva promesso di erigerle, in cambio, un tempio e di onorarla con dell’incenso, a questo punto la Sibilla aveva affermato di non meritare tali onorificenze, in quanto non era in realtà una dea e così aveva iniziato a raccontare la sua storia. Il pittore coglie qui un momento fondamentale di questo racconto: il dio Apollo si era innamorato della Sibilla e per averla aveva addirittura promesso di esaudire qualsiasi suo desiderio, la giovane allora aveva raccolto da terra una manciata di sabbia, qui la vediamo infatti mentre la mostra al dio, e gli aveva chiesto di poter vivere tanti anni quanti erano i granelli di sabbia nella sua mano. Lorrain raffigura quindi, in un’atmosfera quasi sospesa, la bella Sibilla seduta su di una roccia rivolta verso il dio, con i suoi capelli biondi, il mantello rosato gonfiato dal vento, e la lira in mano: la Sibilla ha in mano un mucchietto di sabbia, che Apollo indica, come a chiedere conferma del desiderio espresso, come se il dio sapesse che così come è stato espresso il desiderio è incompleto. Interessante è il contesto in cui viene inserito l’incontro: alle loro spalle, i due protagonisti, sono sovrastati da un tempio circolare, con un probabile riferimento al tempio della Sibilla a Tivoli, al cui interno si intravede una statua di Vesta che porta la torcia accesa, a sottolineare forse il voto di castità della stessa fanciulla, che mantenne poi per tutta la vita, si riconoscono ancora diversi ruderi, un anfiteatro sullo sfondo ed un porto. Il paesaggio, colto al tramonto, con il cielo arancione ed il sole che si riflette nel mare, è quello che si poteva osservare dal lago Averno sul golfo di Baia, con l’isola di Capri sullo sfondo: si tratta ovviamente, data la presenza del tempio e dei ruderi, piuttosto di un paesaggio immaginario, dal carattere di “capriccio”. Per quanto riguarda invece la vicenda della Sibilla non vi è qui alcun riferimento allo sviluppo successivo del racconto, e cioè al fatto che avendo dimenticato di chiedere anche la giovinezza eterna la fanciulla vide sì esaudito il suo desiderio da Apollo, infatti quando Enea la incontra questa ha già vissuto settecento anni, ma ha cominciato ad invecchiare pian piano, ed è destinata a consumarsi fino a rimanere solamente voce.       

Elisa Saviani