
Titolo dell'opera: Apollo e la Sibilla Cumana
Autore: Salvator Rosa
Datazione: 1661-1663
Collocazione: Parigi, Biblioteca Nazionale
Committenza:
Tipologia: incisione (I stato)
Tecnica: acquaforte e puntasecca, 343x217 mm
Soggetto principale: *
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Sibilla Cumana, figure femminili (Muse ?)
Attributi: lira (Apollo), capelli lunghi legati dietro la nuca (Apollo), copricapo (Sibilla), granelli di sabbia nel palmo della mano (Sibilla)
Contesto: rocce ed alberi (baia ?)
Precedenti: S. Rosa, Apollo e la Sibilla Cumana, (dipinto)
Derivazioni:
Immagini: R. W.Wallace, The etchings of Salvator Rosa, Princeton 1979, p. 254 (fig. 102/I)
Bibliografia: L. Salerno, Salvator Rosa, Milano 1963, p. 134-135;R. W.Wallace, The etchings of Salvator Rosa, Princeton 1979, p. 253;O. Theodoli, Salvator Rosa 1615-1673. Acqueforti, Bergamo 1992, p. 238
Annotazioni redazionali: Si tratta del primo stato di questa incisione, l’unico conservato è a Parigi. Ovidio nelle Metamorfosi (libro XIV, vv. 130-153) fa in modo che la Sibilla Cumana racconti personalmente la sua vicenda ad Enea, il quale si era rivolto a lei per discendere nell’Ade: un tempo infatti, ricorda la Sibilla, Febo si era innamorato di lei, e per conquistarla le aveva concesso di esprimere qualsiasi desiderio, lui avrebbe infatti provveduto ad esaudirlo. Fu così che, dopo aver raccolto un mucchietto di sabbia, la Sibilla aveva espresso di poter vivere tanti anni quanti erano i granelli di sabbia nella sua mano, ma aveva dimenticato di chiedere che tali anni fossero di giovinezza, tanto che, se si fosse concessa al dio, avrebbe ottenuto anche questo. Apollo aveva esaudito il suo desiderio, la Sibilla aveva ricevuto il suo dono, ma dal momento che non aveva voluto cedere alle sue richieste, era rimasta sola e aveva cominciato lentamente ad invecchiare, proprio perché non le era stata concessa la giovinezza eterna. L’incisore ha scelto di tradurre in immagine il momento in cui la Sibilla chiede ad Apollo di esaudire il suo desiderio: infatti questa è in piedi, di profilo, un profilo che Rosa rende perfettamente classico, come nei cammei romani, ha in mano il mucchietto di sabbia che ha appena raccolto da terra, e seduto davanti a lei si trova il dio. Apollo, secondo l’iconografia tradizionale è seminudo, coperto in parte dal mantello, che sembra gonfiarsi alle sue spalle, porta lunghi capelli, fermati dietro la nuca, ed è caratterizzato dalla lira, suo inconfondibile attributo, che tiene con la sinistra, ed è su di essa che l’incisore ha voluto apporre la sua firma, “Rosa”, ad acquaforte. Sembra quasi che entrambi conoscano quale sarà l’epilogo della vicenda, in quanto la Sibilla sembra fiera di sé, sembra pensare esclusivamente al suo desiderio, con lo sguardo alto, rivolto già al futuro, inconsapevole del fatto che, pur vivendo moltissimi anni, pian piano invecchierà sempre di più, mentre Apollo, sembra quasi volerla ammonire in questo senso, il dito della mano destra è sollevato, proprio come accadeva nel dipinto. Proprio come nel dipinto realizzato dal Rosa infatti, dietro i due protagonisti si scorgono due figure femminili, forse di nuovo due Muse, che tuttavia in questo caso sembrano partecipi, sembra quasi che soffrano, come presaghe del destino della fanciulla. Si può quindi concludere che con quest’incisione il Rosa abbia voluto concentrarsi sui due protagonisti della vicenda, ritagliandoli quasi dall’immenso paesaggio in cui erano immersi, ed in cui quasi si perdevano, nel dipinto di Londra. Infatti superata l’ipotesi di Salerno (1963), per il quale il dipinto era posteriore all’incisione, la maggior parte dei critici è oggi concorde nel ritenere il dipinto anteriore, e quindi fonte di ispirazione per l’incisione. Per quanto riguarda la tecnica, si evidenzia l’uso della puntasecca per le ombreggiature e per le linee di contorno, ma anche per gruppi di foglie aggiunti sopra la spalla di Apollo e sul ramo più in alto.
Elisa Saviani