
Titolo dell’opera: Trionfo di Galatea
Autore: Luca Giordano
Datazione: 1675 – 1676 circa
Collocazione: Firenze, Palazzo Pitti (in. 2218)
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (262 x 305 cm.)
Soggetto principale: Galatea e Aci
Soggetto secondario: tritoni, nereidi, amorini
Personaggi: Galatea, Aci, amorini, tritoni e nereidi
Attributi: manto, conchiglia, monili (Galatea), buccina (tritone), bastone (Aci)
Contesto: paesaggio costiero e marino
Precedenti:
Derivazioni: Replica che si trova all’Art Museum di Worcester, con il nome di Galatea. Manca però la figura di Aci trasformato in divinità fluviale, cfr. scheda n. 71; dipinto con il trionfo di Galatea di Paolo de Matteis nella Pinacoteca di Brera a Milano, cfr. scheda n. 73.
Immagini:
Bibliografia:Bocchi F., Cinelli G., Le bellezze della città di Firenze, Firenze 1677, p. 402; Baldinucci F. S., Vita di Luca Giordano Pittore Napoletano, Bibl. Nazionale di Firenze, cod. palat. 461, c. 121; The Oxford guide to classical mythology in the arts 1500–1990, University Press, Oxford 1993; Ferrari F. e Scavizzi G., Luca Giordano, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1996, vol. 3; Spinosa N.- Ferrari O.- Scavizzi G., Luca Giordano, 1634-1705, Electa, Napoli catalogo della mostra 2001.
Annotazioni redazionali: Nel XIX sec., il quadro apparteneva alla famiglia Pazzi, fu dato in deposito nel 1865, dalla marchese Eleonora Torrigiani–Pazzi, agli Uffizi e acquistato per la Galleria fiorentina nel 1897. Prima ancora di essere proprietà della famiglia Pazzi; Bocchi e Cinelli lo citano nella collezione di Ascanio Sanminiati, anche se Francesco Bocchi descrive il quadro come un trionfo di Venere. E’ Francesco Saverio Baldinucci ad indicare meglio il soggetto come “Galatea”. La tela è stata realizzata a Napoli tra il 1675 e il 1676, e comunque prima del 1677, anno in cui viene vista da Francesco Bocchi nelle collezioni del senatore Ascanio Sanminiati a Firenze. La nereide, occupa il centro del dipinto. Seduta sulla sua conchiglia è portata in corteo sul mare. Entrambe le mani reggono le redini, collegate a due delfini. La gamba destra è sopra un delfino, mentre la caviglia sinistra è stretta da un amorino, seduto sul dorso di una nereide. Dietro Galatea un tritone che richiama l’attenzione degli abitanti del mare. Sopra la testa di Galatea, due amorini giocano con fiori tra le mani. Il viso è rivolto a sinistra verso Aci, trasformato in divinità fluviale. E’ il trionfo dell’amore sulla morte. La tela riprende la tradizione che ha inizio con Ovidio, vi è infatti raffigurato Aci in forma di divinità fluviale. Aci come racconta Ovidio nelle Metamorfosi viene trasformato grazie all’intervento di Galatea e dei genitori, dopo essere stato ferito a morte da Polifemo, infuriato per averlo sorpreso in compagnia di Galatea.
Marisa Libertino