
Titolo dell’opera: Storia di Polifemo, Aci e Galatea
Autore: Giovanni da Udine
Datazione: 1523–1525
Collocazione: Roma, Villa Madama, calotta dell’abside destra
Committenza: Giulio de’ Medici
Tipologia: Stucchi
Tecnica: dieci quadretti in stucco bianco, disposti in due file su un fondo alternativamente azzurro e bianco, ciascuno inquadrato con una cornice a ovoli, circondati da stucchi a grottesche con eroti, girali di acanto e figure zoomorfe.
Bibliografia: Frommel C. L., La Villa Madama e la tipologia della villa nel Rinascimento, in “Bollettino Centro internazionale di studi architettonici Andrea Palladio”, IX, 1969, pp. 47-64; Ray S., Villa Madama a Roma, L’architettura, XIV, 1969, n. 61, pp. 822-829; Frommel C. L., La villa Madama e la tipologia della villa Romana nel Rinascimento, in “Bollettino del C. I di St. Arch. A. Palladio”, XI, 1969, pp. 47-64; Lefevre R., Villa Madama, Editalia, Roma 1973 pp. 32-38; Dewez G., Some facade problems in Villa Madama, in Raffaello a Roma, Roma 1986, pp. 343-348; Dacos N., Giovanni da Udine 1487-1561, Arti Grafiche Friulane, Udine 1987; Dewez G., Villa Madama: memoria sul progetto di Raffaello, Edizioni dell’Elefante, Roma 1990; Dewez G., Villa Madama: a memoir relating to Raphael’s project, Lund Humphriers publishers, London 1993; Cieri Via C., Le favole antiche, produzione e committenza a Roma nel 500, Bagatto, Roma 1996; De Romanis A., Roma – Villa Madama, in L’Arte delle Metamorfosi, decorazioni mitologiche nel Cinquecento, a cura di Cieri Via C., Lithos, Roma 2003, pp. 303–307.
Annotazioni redazionali: La storia di Polifemo, Aci e Galatea si trova raffigurata all’interno della calotta absidale destra della Villa Madama a Roma. Il mito di Galatea che segue la versione narrata da Ovidio nelle Metamorfosi si snoda attraverso dieci riquadri in stucco, opera di Giovanni da Udine. La scelta dei soggetti decorativi all’interno della villa spetta al vescovo di Aquino Mario Maffei, che sorvegliava i lavori della villa. Lo stesso committente Giulio de’ Medici in una lettera datata 16 Maggio 1520 rimette la scelta dei soggetti da rappresentare al vescovo Mario Maffei, da scegliersi tra “le cose di Ovidio di che Vostra P.tà mi scrive” purchè siano varie e con un’unica raccomandazione: che “siano cose note”. La serie dei bassorilievi inizia in alto da sinistra con la raffigurazione del trionfo di Galatea. La Nereide è rappresentata di spalle seduta in braccio ad un tritone. Il manto, tipico attributo di Galatea, non svolazza sopra le loro teste ma è poggiato sotto Galatea.Segue un altro riquadro con Galatea rappresentata di profilo, seduta sotto un albero. La mano destra è poggiata sul sasso su cui è seduta e stringe il manto, mentre quella destra è poggiata sulla spalla di Eros, il quale sta in piedi su un ripiano davanti alla Nereide tenendo tra le mani freccia e arco. La gamba sinistra di Galatea è piegata, il piede appoggiato sulla testa del delfino.Al centro un riquadro raffigura Polifemo seduto su una roccia mentre mangia qualcosa, con il bastone ed il cane accanto. Si passa poi al riquadro in cui Galatea è rappresentata seduta tra le braccia di un giovane pastore, Aci, che tiene un bastone in mano. Infine nella parte superiore della calotta absidale conclude la serie un riquadro con la raffigurazione del trionfo di Galatea. Galatea, rispetto al riquadro iniziale di medesimo soggetto, è rappresentata davanti allo spettatore, seduta sopra un tritone che la trattiene per i fianchi. Le braccia sollevate al cielo trattengono il manto, che si gonfia sopra le loro teste.La seconda serie della decorazione della calotta absidale nella fascia sottostante parte da sinistra con la raffigurazione di Polifemo seduto sopra una roccia sotto un albero, mentre suona la zampogna ed il cane ai suoi piedi. Continua con la rappresentazione di Polifemo intento a immergersi nelle acque, sull’albero si nota la pelle di leone appesa; nello sfondo si intravede Galatea che gioca nelle acque seduta sul dorso di un tritone. Seguono due riquadri con Polifemo seduto sopra una roccia che suona con la zampogna una canzone in onore di Galatea, mentre il gregge pascola intorno.Conclude la serie il riquadro in cui viene rappresentato il momento in cui il Ciclope scopre Galatea tra le braccia di Aci. Tale visione procura nell’animo di Polifemo una forte gelosia, che termina in un gesto estremo ossia il lancio di un pesante sasso contro l’amante di Galatea. Il Ciclope è raffigurato in piedi, con la zampogna intorno al collo e le mani sollevate trattengono il grosso sasso staccato dal monte Etna.
Marisa Libertino