17: Aci, Galatea e Polifemo

Titolo dell’opera: Polifemo

Autore: Sebastiano Luciani detto del Piombo

Datazione: 1512-1513

Collocazione: Villa Farnesina (Loggia di Galatea)

Committenza: Agostino Chigi

Tipologia:

Tecnica: Affresco (295 x 225 cm.)

Soggetto principale: Polifemo

Soggetto secondario:

Personaggi: Polifemo

Attributi: occhio, bastone, zampogna, cane (Polifemo)

Contesto: paesaggio costiero

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Vasari G., Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, ed. 1568, a cura di Milanesi G., Sansoni, Firenze 1878; D’Achiardi P., Sebastiano del Piombo, casa Editrice de “l’Arte”, Roma 1908; Pallucchini R., Sebastian Viniziano (Fra’ Sebastiano del Piombo), Mondatori, Milano 1944; Freedberg, S. J., Painting of the High Renaissance in Rome and Florence, Cambridge (Mass.), 1961; Tantillo Mignosi A., Restauri alla Farnesina, in “Bollettino d’arte”, VLII, 1972, pp. 33-43; Lucco M., L’opera completa di Sebastiano del Piombo, con presentazione di Volpe C., Rizzoli, Milano 1980; Hirst M., Sebastiano del Piombo, Claredon Press, Oxford 1981; AA. VV., La villa Farnesina, in I luoghi di Raffaello, catalogo della mostra, De Luca, Roma 1983; Thoenes C., Galatea: tentativi di avvicinamento, in Raffaello a Roma, Edizione dell’Elefante, Roma 1986, pp. 59-73; Gerlini E., La villa Farnesina alla Lungara, Istituto Poligrafico e zecca dello Stato, Roma 1990, pp. 43-44; Poliziano A., Stanze, Orfeo, Rime, a cura di Puccini D., I grandi libri Garzanti, 1992; Teocrito, Idilli e Epigrammi, a cura di Palombo Stracca M., Rizzoli, Milano 1993; The Oxford guide to classical mythology in the arts 1500–1990, University Press, Oxford 1993; Miarelli Mariani I., Roma – Villa Farnesina alla Lungara, in l’Arte delle Metamorfosi, Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, a cura di Cieri Via C., Lithos, Roma 2003, pp. 298–301.

Annotazioni redazionali: Agostino Chigi incontra Sebastiano Luciani a Venezia nel 1509, e decide di condurlo a Roma nell’agosto del 1511. Il suo lavoro nella villa Farnesina, si colloca all’interno della loggia di Galatea; per prima cosa affrescherà le lunette e successivamente l’affresco del Polifemo. Come nel caso della Galatea di Raffaello, anche per l’affresco di Sebastiano mancano dei documenti che ne accertino l’esatta datazione. Vasari, scrive nel 1568 nella vita di Sebastiano del Piombo “Dopo quest’opera (le lunette della loggia orientale della Farnesina), avendo Raffaello fatto in quel medesimo luogo una storia di Galatea, vi fece Bastiano, come volle Agostino un Polifemo in fresco allato a quella”.Proprio la tradizione secondo la quale il Polifemo sarebbe stato eseguito dopo la Galatea di Raffaello, è messa in dubbio dalla Tantillo Mignosi nelle relazioni dei restauri della loggia di Galatea condotti negli anni ’70. La studiosa, attraverso una comparazione delle due opere, ne mette in luce i contrasti, il più evidente fra tutti il piano dell’immagine, con il particolare del livello del mare assai più ribassato nel dipinto di Sebastiano; si evidenziano inoltre due visioni figurative diverse: l’illusionismo paesistico-pittoresco di Sebastiano, e il quadro autonomo, privo di relazioni con l’ambiente di Raffaello. Per cui se si deve credere alle fonti, Vasari per primo, sembra inverosimile che Sebastiano non venisse influenzato in alcun modo dalla presenza di Raffaello. Altro fatto importante, per avvalorare la priorità di esecuzione del Polifemo, rispetto alla Galatea non è soltanto la  posizione del riquadro, primo sulla parete mentre la Galatea segue a fianco, ma anche la presenza di Sebastiano alla Farnesina quando veniva decorata la volta. Alla luce di queste considerazioni, la datazione del Polifemo oscillerebbe tra il 1512-1514. Per il primo termine cronologico, esiste un poemetto di Blosio Palladio, intitolato “Suburbanum Augustini Ghisii”, edito il 27 gennaio del 1512, ma scritto verso la fine del 1511, in cui vengono descritte le lunette affrescate dal Sebastiano nella loggia, ma nessuna menzione viene fatta del Polifemo. Mentre per il secondo c’è la famosa lettera di Raffaello a Baldassar Castiglione, in cui l’artista ringrazia per le lodi tributate alla Galatea.La sorpresa di questo affresco, dopo i restauri, nasceva dell’insospettato accordo con la pittura delle lunette, che è indice di un omogeneo programma decorativo. A prima vista il Polifemo, ha tutte le caratteristiche di un opera veneziana poiché la figura occupa la metà del riquadro e stabilisce un rapporto egualitario con la natura, secondo uno schema giorgionesco precocemente adottato da Sebastiano.Il Polifemo, che occupa la parte sinistra del riquadro, è rappresentato di profilo sopra uno scoglio, in compagnia del suo cane, ai piedi di un albero, in riva al mare. Il suo atteggiamento è malinconico, col capo reclinato sopra una spalla, la zampogna nella mano destra, e il bastone nella mano sinistra.Lo sguardo desideroso è rivolto verso il mare, mentre in lontananza si possono scorgere barche, alberi e casolari.La rappresentazione segue alla lettera il modello letterario, ricreando il clima bucolico descritto da Teocrito nel VI e XI canto dei suoi Idilli, e ripreso nel racconto di Poliziano per la giostra di Giuliano De’ Medici, il gigante che seduto su un’alta roccia, canta la bellezza della ninfa, che è invece incurante del suo amore.

Marisa Libertino