04: Aci, Galatea e Polifemo

Titolo dell’opera: Galatea e Polifemo

Autore:

Datazione: 21-11 a.C.

Collocazione: New York, Metropolitan Museum of Art, proveniente dalla Villa di Agrippa Postumo a Boscotrecase

Committenza: Tiberio Claudio Eutyco (liberto imperiale)

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco III stile pompeiano (187.33 x 119.38 cm)

Soggetto principale: Polifemo

Soggetto secondario: Galatea

Personaggi: Polifemo, Galatea

Attributi: manto, delfino (Galatea), zampogna, bastone (Polifemo)

Contesto: paesaggio costiero

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.metmuseum.org/toah/hd/todi/ho_20.192.17.htm

Bibliografia: Della Corte M., Due dipinti murali dell’Agro Pompeiano e loro derivazione dalla tragedia, Simbolae litterariae in honorem Julii de Petra, Napoli 1911, pp. 216 – 227; Lexikon iconographicum mythologiae Classicae, Artemis Verlag Zurich und Munchen 1990, vol.V.

Annotazioni redazionali: Il dipinto torna alla luce nel 1905 a Boscotrecase per merito di Ernesto Santini, in una villa rustica appartenuta al liberto imperiale Tiberio Claudio Eutyco. La pittura, oggi in pessimo stato di conservazione, occupava originariamente lo spazio centrale di un elegante cubicolo. Nel quadro sono rappresentati due momenti ben distinti della storia di Polifemo. Nella parte sinistra è raffigurata la storia di Polifemo e Galatea mentre nella parte superiore destra invece la storia di Polifemo e Ulisse. Il Ciclope, tutto nudo siede di fronte allo spettatore, poco lontano dal suo ricovero in forma di capanna, poggia la mano sinistra sulla rupe e porta con la destra la siringa alla bocca, il bastone è abbandonato sulla coscia destra. Sulla sinistra Galatea è in fuga, in groppa al suo delfino e si mantiene in equilibrio con la mano destra. Nuda dal ventre in su, mentre il bacino e le gambe sono coperti da un manto che agitato dal vento le si inarca sulle spalle. Sul lato destro, in secondo piano, si vede il furibondo Ciclope scagliare un immenso macigno contro il vascello di Ulisse che salpato dalla riva è in fuga. Del vascello, di cui si vede solo la metà posteriore, si scorgono i lunghi remi che servono a battere con moto ritmico le onde.

Marisa Libertino