01: Aci, Galatea e Polifemo

Titolo dell’opera: Galatea e Polifemo

Autore: Ignoto della metà del I sec. a. C.

Datazione: metà del I sec. a. C.

Collocazione: Roma, Palatino casa di Livia

Committenza:

Tipologia: dipinto murale (118 x 210 cm.)

Tecnica: affresco II stile pompeiano

Soggetto principale: Galatea

Soggetto secondario: Polifemo, Eros, nereidi

Personaggi: Polifemo, Galatea, Eros, nereidi

Attributi: manto, ippocampo (Galatea), occhio (Polifemo)

Contesto: paesaggio marino

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Reinach S., Essais sur la mytologie figurée et l’histoire profane dans la peinture italienne de la renaissance, in “Revue Archéologique”, 1, 1915, p.172, n. 7; Rizzo G. E., La pittura ellenistico – romana, Milano 1928, p. 76; Rizzo G. E., Pitture della casa di Livia : Polifemo e Galatea, in "Urbe" 1936, n. 1, pp. 22 -36; Lexikon iconographicum mythologiae Classicae, Artemis Verlag Zurich und Munchen 1990, vol. V.

Annotazioni redazionali: Questo affresco è conosciuto solo attraverso disegni e schemi ricostruttivi; infatti, l’opera, che era inserita all’interno di una fastosa edicola, è ora ridotta ad alcune macchie grigiastre. Attraverso l’apparato architettonico, che fungeva da cornice al dipinto, l’artista crea uno spazio scenografico in cui l’occhio dell’osservatore può spaziare.Il Rizzo ha osservato che la parte più nobile della decorazione sta nella pittura, che occupa il centro della parete ed è chiamata prostasis, cioè “ corpo avanzato ”. Guardando i disegni notiamo che nella rappresentazione un importante ruolo è ricoperto dal paesaggio, e che il pittore aveva posto molta attenzione nella resa dei piani prospettici. Partendo dal primo piano di lettura vediamo una breve insenatura di mare e un’ara rustica di pietra e proseguendo verso l’alto: il mare. In mezzo al mare tutti gli attori del mitico idillio: Galatea, Polifemo, Eros e Nereidi. Galatea vista di schiena è collocata nella parte sinistra del dipinto, seduta sopra un ippocampo in  mare. Guarda verso destra in direzione di Polifemo, che si trova in mezzo al mare, quasi nascosto da uno scoglio. Sopra le spalle del Ciclope, Eros che con un laccio intorno al collo lo prende in giro, mentre altre nereidi giocano intorno al gigante. Nella parte alta del dipinto è raffigurato l’Etna e sulla cima un albero.  Per i poeti era stato facile esprimersi riguardo la figura mostruosa di Polifemo, ma per gli artisti, rendere visibile la sua gigantesca e orrida figura aveva posto non pochi problemi. Infatti superata la fase dell’arte di stile severo, il Ciclope veniva raffigurato di proporzioni maggiori del naturale ma di aspetto umano. Molto interessante l’espediente utilizzato da questo artista per risolvere il problema di rappresentare la figura gigantesca di Polifemo e la sua mostruosa natura. Il Ciclope è raffigurato immerso nell’onda fino al petto e la sola testa è alta circa la metà di tutta la figura di Eros. Inoltre Polifemo sta in secondo piano, ragione per cui l’osservatore lo immagina più grande. Inoltre per rendere più evidente l’illusione della prospettiva, alla stessa profondità di spazio del Polifemo, vengono rappresentate di proporzioni minori due piccole nereidi. Per quanto riguarda l’aspetto Polifemo è raffigurato giovane  e imberbe, e con unico occhio sotto il grande arco dell’irsuto sopracciglio. Nella figura di Polifemo possiamo rileggere lo spirito presente nell’idillio XI di Teocrito nel quale il Ciclope si lamenta con la madre che non lo generò con le branchie, ed esprime il desiderio di imparare a nuotare nonostante la paura, spinto dall’amore per Galatea.

Marisa Libertino