Galfr07

1556

VINCENZO CARTARI, Le Immagini dei Dei degli Antichi, p. 205 – 206:

 

Onde è meraviglia, che i Poeti fingessero poi, le Nereide esser bellissime Ninfe, le quali accompagnavano gli loro Dei, come l’Oceano, Nereo lor padre, Nettuno, Tetide, Dorida, et altri molti, li quali mostrano le diverse qualità, e gli varij effetti delle acque, e furono adorati da gli antichi, come che lor potesserer giovare, e nuocere assai. Et, benche siano state le Nereide molte, che Hesiodo le conta cinquanta, & le nomina tutte, nondimeno dirò di una solamente, che è Galatea, la quale fu così chiamata dalla bianchezza: che rappresenta in lei forse la spuma dell’acqua, ò per meglio dire dal nome Gala che latte significa;onde Hesiodo la fa havere le chiome bianche, & la faccia simile al latte. Polifemo innamorato di lei, volendola laudare appresso di Ovidio, la chiama parimente più bianca de i bianchissimi ligustri. Et Filostrato in una tavola, ch’ei fa del Ciclope, mette Galatea andarsene per lo quieto mare sopra un carro, tirato dai Delfini, li quali sono governati, e retti da alcune figliuole di Tritone, che stanno intorno alla bella Ninfa, preste sempre a servirla; & ella, alzando le belle braccia stende alla dolce aura di Zefiro un porporeo panno, per fare coperta al carro, & a se ombra, & ha le chiome sue non sparse al vento, ma che bagnate stan stese parte per parte per i bianchi humeri.

 

p. 224:

 

Et Ovidio raccontando la favola di Aci gia mutato in fiume, quando Polifemo gli hebbe gittato quel sasso addosso, che lo schiacciò tutto, fa così dir à Galatea di lui.

 

Subito sopra l’acque tutto apparve

Il giovinetto fin’ alla cintura,

Et in altro mutato non mi parve

Se non ch’era d’assai maggior statura.

Et il color di prima anco disparve

Onde la faccia gia lucida, e pura

Verdeggia, e ornato è d’uno, e d’altro corno

Il capo, cui và verde canna intorno.

 

 

Onde Virgilio anchora in una sua pastorale fa così dire a Dameta:

la vaga Galatea mi getta un panno, e poi sen fugge ma pria che s’asconda

fra verdi salci vol pur ch’io la vegga.