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III sec. a. C.

 

TEOCRITO, Idilli VI, I Cantori

 

Dameta e Dafni il bovaro in un sol luogo

Condussero un giorno, o Arato, il loro armento, l’uno la barba l’aveva

bionda, all’altro spuntava appena; presso una fonte stavano seduti

entrambi, d’estate nel meriggi, e cantavano così.

Cominciò Dafni per primo, perché per primo lanciò la sfida

DAFNI:

Scaglia mele Galatea verso il tuo gregge,

O Polifemo, e capraio ti chiama incapace d’amare;

Ma tu, crudele, non la guardi, e te ne stai seduto

Suonando dolcemente la zampogna. Ecco, ora colpisce la cagna

Che ti segue, guardiana della pecore, essa abbaia

Rivolta verso il mare, e la rispecchiano le belle onde,

Mentre corre sulla riva che risuona dolcemente.

Bada che non si avventi contro le gambe della ragazza,

Quando esce dal mare, e non le laceri la bella pelle.

Anche di laggiù lei civetta con te; come la lanugine

secca che si stacca dal cardo, quando l’inaridisce la bella estate,

fugge chi l’ama e insegue chi non l’ama,

e nulla lascia d’intentato; davvero all’amore

spesso, o Polifemo, le cose non belle appaiono belle.

Dopo di lui cominciò Dameta, e cantava così.

DAMETA:

L’ho vista, si, per Pan, mentre colpiva il gregge,

e non è sfuggita al mio unico dolce occhio, col quale spero di vedere

fino alla fine; e che Telemo l’indovino le profezie di malaugurio

se le porti a casa, e le tenga in serbo per i figli suoi!

Ma io, per stuzzicarla a mia volta, non la guardo,

e dico di avere un’altra donna; lei si fa gelosa

sentendo questo, o Paian, e si strugge, e dal mare

scruta, furiosa, verso l’antro e le greggi.

Ho pure fischiato alla cagna di abbaiarle contro; perché quando l’amavo,

mugolava, il muso contro i suoi fianchi.

Forse, se mi vedrà far questo di continuo, manderà

un messaggero. Ma io la porta terrò chiusa, finchè non giuri

di apprestare lei stessa per me un bel letto.

E certo non sono neanche brutto, come dicono;

Mi sono specchiato poco fa nel mare ( era bonaccia),

e bella mi appariva la barba, bella la mia unica pupilla,

per quanto posso giudicare, e i denti,

nel riflesso del mare, apparivano più smaglianti del marmo di Paro

per evitare il malocchio, tre volte ho sputato nel mio petto:

..

Avendo così cantato, Dameta baciò Dafni;

e l’uno all’altro donò la zampogna Dafni il bovaro,

e subito si mettevano a saltare le giovenche sul morbido prato

Nessuno fu vincitore, entrambi furono vinti.