1553
LUDOVICO DOLCE, Le trasformazioni di M. Lodovico Dolce. In questa sesta impressione da lui in molti luoghi ampliate, con l’aggiunta degli argomenti, et allegorie al principio et al fine di ciascun canto, Ferrara 1561, libro XXII, pp. 236-237
Il dio senza di cui la terra è cassa
D’ogni piacer, del suo maggior decoro,
Satiri e molte ninfe havea da lato:
Sol da vecchio Silenoè abandonato.
Il qual non men di vin, che d’anni greve,
Fu da Frigi Pastor veduto e preso;
Ch’a Mida Re poscia menaro in breve
L’inerme vecchiarel poco defeso,
Cui quella riverentia, che si deve,
Mida, da poi c’hebbe il suo nome inteso,
Vide il cortese vecchio, e accettollo,
E nel fine al suo Bacco ritornollo.
A cui Bacco accennò, che dimandasse
Ciò che volea; che tanto esso otterrebbe.
Il Re chiese da lui, che diventasse
Oro qualunque cosa che ei toccherebbe.
Concesse Bacco; e duolsi, che cercasse
Quello, da che piu mal, ch’utile avrebbe.
Partissi Mida; e lasciò Bacco a drieto
Del conceduto ben superbo e lieto.
Per farne prova a un’ arbor s’accosta,
Ne quelle un ramo, e quel oro diviene.
Toglie una pietra, e come i ma l’ha posta,
Vede, ch’oro schietto e fin, no pietra ei tiene.
Leva una zolla, che non gli è discosta;
E trova, che non piu terra contiene;
Ma, ch’ella è massa d’oro, e similmente
Prende una spica, e vede oro lucente.
Se coglie un frutto, e quel pregna e contende
Co’ pomi de l’Hesperide famosi;
Se colonne, o pilastri tocca, rende
Quelli subito d’or ricchi e pomposi.
In breve ciò che tocca, e ciò che prende,
Mostra gli effetti in lui miracolosi.
Le man si lava; e come l’acqua move,
Sembra, ch’in stille d’or si cangi Giove.
Ben è di Mida l’allegrezza immensa,
Ben se più d’altro Re felice crede.
Inanzi gli si pon la Real mensa
Piana di ciò, ch’a gran signore riciede.
Ma contrario l’effetto a quel, che pensa,
Con suo gran dispiacer contempla e vede:
Ch’or diventa il pan, com’ei lo tocca,
I cibi d’or, quando gli pone in bocca.
Ne cosi tosto il vino è nel palato,
Che per tutta la bocca ondeggia l’oro.
Hor ben misero tiensi e sventurato,
E fugge, e sprezza, e odia il suo thesoro.
Quel, che poc’anzi havea tanto bramato,
Trova, che non gli apporta alcun ristoro.
Ch’ogni or piu fame, e maggior sete pren
E l’oro è, che lo strugge, e che l’offende.
Onde al fin non trovando alcun rimedio,
Confessa a Bacco, ch’a peccato forte;
Che non dovea a se stesso porre assedio,
Chiedendo un don di si oiosa forte.
Lo prega, che lo tolga da quel tedio,
Da quel danno crudel, da quella morte.
Udillo Bacco; e disse, che contento
Era sottrarlo a così gran tormento.
E però, ch’ei sen gisse a ritrovare
In Lidia il puro Fonte di Pattolo;
E si lavasse entro quell’acque chiare,
Ch’entro a quell’acque era il rimedio solo.
V’andò il Re Mida; e così nel lavare
Tosto si librò d’affanno e duolo
Che gli uscì l’oro de le membra fuora;
E ricco se ne fece il Fiume alhora.