1522
NICCOLO’ DEGLI AGOSTINI, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral in verso vulgar con le sue allegorie in prosa, Venezia 1522, pp. 132 v- r, 133 v-r
Onde la gente che già l’habitava
Fuggì verso il gran fiume Pattol detto
E mentre l’acqua con gran terror passava
Scileno il vecchiarel saggio, e perfetto
Su la riva di quel solo restava
Gli altri via si nandor senza rispetto
Dove da i paesani fu trovato
E dinanzi il re Mida apresentato.
Ch’era alhor sopra de Imolo il bel monte
E vedendo Scilen notricatore
Del divo Bacco con ardita fronte
Li venne contra facendoli honore
E per mostrarli le sue voglie pronte
Fe nel componer mio no piglio errore
Per dieci giorni, e dieci notti intiere
Li fe mirrabil feste, e pompe altere.
Poi il meno seco l’undecimo giorno
In India ne la qual il dio Bacco era
Che come il vide con bel viso adorno
Lo accolse, e con benigna, e grata ciera
E tutti i suoi servi i fur d’intorno
Per ben servirlo ogni hor matino, e sera
E Bacco a Mida quel mi chiederai
Disse, da me per tal servitio harai
Dello re Myda
Mida per chera avaro di natura
dimado a Bacco, ch ciò ch toccass
havedo a farli ogni servitio cura
subitamente in oro si cangiasse
Bacco pensando ad ogni sua sciagura.
Disse sia fatto accio si contentasse
onde lui lieto come lhebbe odito
tolse cambiato e si fu dipartito.
E mentre si nandava per la strata
volse veder c’havea la gratia havuta
e una rama di faggio hebbe spiccata
la qual come in man sua fu pervenuta
subitamente in oro fue cangiata
onde allegrossi ne la faccia arguta
e per dir breve cio che lui toccava
senza dimora in oro si cangiava.
Come fu giunto a casa il poco saggio
havendo molta voglia di mangiare
per haver fatto pur lungo viaggio
presto fece la mensa apparecchiare
a la qual posto con lieto coraggio
prese un pan e volendolo tagliare
in oro si cangio lui, el coltello
ch’egli havea tolto in ma p spezza qll.
Cosi tovaglie, mantili, e taglieri
coppe, scutelle, e piatti chel toccoe
divenir tutti quanti d oro intieri
e carne, e pesce, e cio che ivi trovoe
onde con pianti, e con suspiri alteri
accorto tardi del suo error pensoe
di voler al dio Bacco ritornare
e a quel misericordia dimandare.
Hor fatto avendo questo bon pesiero
da la sua fede shebbe dipartito
e verso lindia repiglio il sentiero
fin che giunse da Bacco il re gradito
e confesolli il suo peccato intiero
e Bacco come il vide esser pentito
disse tra i corsi, e i sardi te nandrai
fin che al Pattolo fiume arriverai.
Dove spogliato senza alcun riprezzo
entra nel fiume valorosamente
e come serai giunto nel suo mezzo
tuffati tutto ne l acqua corrente
e fatto questo sotto a qualche rezzo
uscendo fuor del fiume prestamente
a tuo piacer rivestir ti potrai
lassando in quel la gratia c’havuta hai.
Mida ando presto, e fece tutto quello
che lo dio Bacco gli haveva ordinato
e lasso al fiume la virtù c’hebbe ello
il ql sempre ha molto or poi generato
et lui pensando a l insatiabil fello
disio de le ricchezze, e del suo stato
dispenso tutto cio c’havea al mondo
per trovar possa, e viver piu giocodo.
Allegoria de Mida
La verità di questa historia e ch ello re Mida fu barbaro ed era molto avaro e radunava grande thesoro e tanto pensava a tal cupidita che non potea ne bere, ne mangiare. Costui adorava lo dio Bacco e vedendo che questa sua avaritia era cagione di darli la morte comincio a disprezzare le ricchezze, quelle distribuendo a persone bisogniose che abitavano sopra la riva del fiume Pattolo. Nel quale dice Ovidio che si lavo il capo e questo perche li avari hanno il capo pieno di mali pesieri e alhora si mondano e lavano quando li distribuiscono insieme con tutto quello che li anoiano le menti, e lontelletto che desidera riposare, mangiare, bere, e dormire. E perche il fiume Pattolo naturalmente ha la rena di colore giallo ne la quale spesse fiate vi si trova di loro mescolato, percio dice lo autore che lavandosi el detto Mida nelle sue acque gli lasso tal proprietà di generar lo oro.