1340 ca.
PETRUS BERCHORIUS, Ovidius Moralizatus, Lib. XI, Fab. I-II
Tratto da: Petrus Berchorius, Ovidius Moralizatus, in Reductorium morale, Liber XV, Werkmateriaal uitgegeven door het Intituut voor Laat Latijn der Rijksuniversiteit, Utrecht 1962, pp.156-158
Midas rex quidam fiut Phrygiae. Accidit igitur quos Silenus Bacchi sacerdos: & alumnus ebrius & titubans inuentus ad Midam regem specie praede duceretur: sed midas qui & Bacchi sacerdos fuerat eum honorabiliter festiuauit: propter quod Bacchus ei quicquid vellet petere: ut fiere repromisit. Midas igitur male usurus donis a Baccho petiit: ut quicquid tangeret aurum ilat dicens. Effice quicquid corpore contigero fuluum vertatur in aurum. Cuius precibus Bacchus annuens quicquid tangebat rex in auri sub stantiam statim mutabat. Igitur Midas tangit domos: arbores: haerbas: saxa: & omnia ina urum mutabantur: ita quod cuncta quae errant in patria rutilare colore aureo videbantur. Finaliter vero fatigatus tangendo coepit famescere & satire: sed cum cibum vel vinum labiis: aut dentibus tangeret: coepit similiter aurum esse ita quod non poterat fami eius subvenire. Ovidius. Copia nulla famem relevant: sitis arida guttur vrit & inviso merito torquetur ab auro. Quapropter videns se male rogasse de tollendo dono quod indiscrete rogaverat Bacchum orat dicend. Miserere precor speciosoque eripe damno. Et dictum est ipsi quod in Pactolo fluvio se immergat. Quod cum ferisse virtus aurea in fluvio mansit ita quod extunc aureas harenas generavit. Unde Ovidius. Arva regent auro madidis pallentia glebis. Midas vero cui divitiae optatae tanta mala fecerant: extunc coepit divitias percorrere & rura vagabundus incolere: & auia frequentare. Dic causam litteralem fabulae ortum & sumpsisse ab briosi. Midas enim sacerdos Bacchi id est vini dicitur fuisse: in quantum aliquando supponitur ultra modum bibisse. Item Silenum titubantem honorat quia ebriosus ebrosium amat: sed virtute Bacchi id est vini quicquid tangit aurum efficitur: in quantum vir ebriosus se esse diuitem imaginatur: & quodlibet ab eo aurum reputatur. Prouer. XXXI. Bibant & obliuiscantur egestatis suae & doloris sui non recordentur amplius. Vel dic contra auaris qui nihil sciunt a deo petere nisi aurum. Et ideo plaerunque fit quod deus talem fortunam dat auaro quod in omnibus quae facit lucratur: & quicquid tangit in aurum mutari dicitur: quia de quocunque se intromittit negoscio vel artificio aduenit ipsi aurum: id est lucrum. Immo fit quod proprios cibos in aurum conuertit: in quantum ad saturitatem non audet comedere: sed potius cibo vendit & fit quod fames auaritiae augetur: & propter auri acquisitionem nullatenus satiatur Eccl. Multi dati sunt ina uri casus. Igitur talis videns quod ista non reficiunt: sed auaritiis plus inflammant solet donum contrarium scilicet paupertatem vel diuitiarum contemptum appetere. Quod quandoque dues dat: ita quod cessat in diuitiis delectari. Isto igitur in flumine scripturae vel religionis aliquotiens ubluuntur & ibi amore auri perditi exuuntur. Et extunc iam pauperes Christi effecti in mundo sine diuitiis conuersantur dicentes illud Mat.
"Mida fu re della Frigia. Allora accadde che Sileno, sacerdote di Bacco, discepolo ubriaco e trasportato barcollante, fu condotto dal re Mida con le sembianze di una preda; ma Mida che (sapeva) che fosse il sacerdote di Bacco, lo accolse onorevolmente: per questa cosa Bacco, qualsiasi cosa egli volesse chiedere, gli promise che sarebbe accaduta.
Allora Mida, stando per servirsi male dei doni (provenienti) da Bacco, chiese che qualunque cosa toccasse diventasse oro, dicendo: "fa in modo che qualsiasi cosa toccherò con il corpo venga trasformata in oro". Acconsentendo alle sue richieste, Bacco, ogni cosa che il re toccava, trasformava subito in oro. Allora Mida toccò case, alberi, sassi e tutto si trasformava in oro: così tutte le cose che stavano sparse nella (sua) patria sembravano risplendere di un colore dorato. Alla fine però, affaticato per il toccare, cominciò ad avere fame e sete: ma toccando il cibo e il vino con le labbra o con i denti, cominciarono allo stesso modo a diventare oro, cosicché non poteva saziare la sua fame. Nessuna ricchezza allevia la fame. La sete brucia la gola e per un beneficio negativo era tormentato dall'oro. Per questa ragione vedendo di aver chiesto male riguardo al dono da ricevere, pregò Bacco dicendo: "ti prego di avere compassione e salvami da questo danno dal bell' aspetto". Detto ciò si immerse nel fiume Pattolo. "Poiché il valore dell'oro (lo) aveva ferito, rimase nel fiume cosicché subito creò sabbia d'oro. Le rive risplendevano d'oro, essendo scolorite. Ma Mida, a cui la ricchezza voluta aveva provocato così grandi mali, cominciò a correre per le campagne e a vagabondare e a frequentare luoghi remoti. Mida fu sottoposto a bere oltremodo. E così onorò Sileno barcollante poiché l'ubriacone ama l'ubriacone: ma con il dono di Bacco, cioè del vino, qualsiasi cosa toccasse rendeva oro. In quanto uomo ubriaco immaginava essere ricco e qualunque cosa era considerata oro. Bevono e si dimenticano della loro indigenza e non si ricordano più del loro dolore. Oppure contrariamente agli avari che non sanno chiedere nulla al dio se non l'oro. E per ciò accade che il dio concede tale fortuna all'avaro che in tutte le cose che fa guadagna. E ogni cosa che tocca si venga trasformata in oro, poiché di qualunque attività o arte si occupi, diventa per lui oro: questo è il guadagno". "Ma accade che i suoi alimenti trasforma in oro: per sazietà non osa mangiare; ma vende ad un prezzo maggiore il cibo e accade che la sete di avarizia è accresciuta; in nessun modo si sazia per l'accrescimento (dato) dall'oro. Allora vedendo che queste cose non riconfortavano ma incitavano di più all'avarizia, il dono (ricevuto) era contrario, cioè faceva desiderare la povertà o il disprezzo delle ricchezze. E già i poveri cristiani vivevano nel mondo senza ricchezze dicendo ciò. Ecco noi lasciamo queste cose.