Titolo dell’opera: La punizione di Marsia
Autore: Tiziano Vecellio (1490-1576)
Datazione: 1570-1576
Collocazione: Kromêríz, Palazzo arcivescovile
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (212 x 207 cm)
Soggetto principale: Apollo e lo Scita scuoiano Marsia
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Marsia, Scita, Mida, satiro, suonatore, putto
Attributi: corona d’alloro, lira (Apollo); flauto (Marsia); coltello, berretto frigio (Scita); corona d’oro, orecchie d’asino (Mida)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.kzu.ch/fach/as/gallerie/myth/goetter/apart/05_marsyas/im/09.jpg
Bibliografia: Pallucchini R., Studi Tizianeschi, in “Arte Veneta”, XV, 1961, pp. 286-295; Fehl P.P., Realism and classicism in the representation of a painful scene : Titian's "Flaying of Marsyas" in the Archiepiscopal Palace at Krom??íž, in Czechoslovakia past and present, vol. 2, Mouton, The Hague 1968; Valcanover F., L’opera completa di Tiziano, Rizzoli, Milano 1969, pp. 134-135, n. 496; Gentili A., Da Tiziano a Tiziano: mito e allegoria nella cultura veneziana del Cinquecento, Feltrinelli Editore, Milano 1980, pp. 147-158, n. 7 “Apollo e Marsia”; Freedberg S.J., Il musicista punito, (traduzione di Maria Pizzorno), in “FMR”, 45, 1986, pp. 139-152; Fehl P.P., The Punishment of Marsyas, in Decorum and wit: the poetry of venetian painting: essays in the history of the classical tradition, IRSA, Vienna 1992, pp. 130-149; Panofsky E., Tiziano: problemi di iconografia, Marsilio, Venezia 1997; Puttfarken T., Titian & tragic painting: Aristotle’s poetics and the rise of the modern artist, Yale University press, London 2005; Foscari A., Tra Giulio Romano e Tiziano. Il duplice supplizio di Marsia e altre metamorfosi, in Tiziano. L’ultimo atto, a cura di Puppi L., Skira, Milano 2007, pp. 129-134
Annotazioni redazionali: Questo dipinto è uno degli ultimi eseguiti da Tiziano; non si hanno notizie né sul committente né sulla scelta del soggetto, per questo la critica ha ipotizzato che il pittore lo abbia eseguito per sé. E’ stato ritrovato nella bottega di Tiziano poco dopo la sua morte e dopo varie vendite è arrivato nel palazzo arcivescovile di Kromeritz, dove è tutt’ora conservato. Il mito raffigurato è quello narrato nel VI libro delle Metamorfosi di Ovidio: il satiro Marsia sfida Apollo in una gara musicale e, sconfitto, viene scuoiato dal dio come punizione per averlo osato sfidare. Quindi la parte centrale del dipinto è occupata da Marsia che appeso a testa in giù ad un albero subisce il castigo; alla sua sinistra ci sono Apollo inginocchiato e uno scita in piedi che con due coltelli procedono alla scuoiatura; alle spalle del dio del Sole Tiziano inserisce un giovane che suona la lira che il dio gli ha affidato. Sulla destra della tela compaiono un altro satiro che reca un secchio d’acqua presumibilmente per lavare via il sangue, e poi Mida, riconoscibile dalle orecchie d’asino; in realtà il re frigio è estraneo a questa vicenda poiché non compare nella versione ovidiana, ma è legato ad Apollo e ad un’altra contesa musicale che ha come protagonista Pan, il dio dei boschi, ed è narrata nell’XI libro del poema. Le orecchie d’asino che caratterizzano il re sono il simbolo della sua stoltezza: egli le ha ricevute come punizione per aver preferito l’esecuzione di Pan a quella di Apollo in seguito alla contesa tra le due divinità. L’errore di Tiziano è dovuto al modello che ha seguito per questo dipinto, cioè un disegno di Giulio Romano conservato al Museo del Louvre, dal quale però differisce per alcuni particolari (cfr. scheda opera 20) quali il giovane suonatore e il putto sulla destra. Secondo Gentili le due varianti sono da attribuire agli allievi di Tiziano, in particolare il suonatore sarebbe di Palma il Giovane, che avendo trovato il dipinto incompleto lo avrebbero terminato per venderlo; da quanto emerge dagli esami radiografici questa figura in un primo momento era simile a quella nel disegno di Giulio Romano; il cambiamento, sempre secondo Gentili, sarebbe opera dell’allievo di Tiziano che lo avrebbe eseguito identificandolo erroneamente con il dio. Anche Mida risulta leggermente diverso dal modello poiché non ha più il volto coperto ma osserva la scena pensieroso; questo particolare secondo il Neumann rende identificabile il re con Tiziano stesso ed è simbolo di una riflessione sulla vita: ricordando il re per la vicenda del tocco aureo, Tiziano come Mida si era illuso di poter trasformare tutto ciò che toccava in oro, e solo alla fine si rende conto di quanto il suo operato sia inutile di fronte alle vicende umane. Per il Freedberg la scelta di questo soggetto è stata influenzata da un fatto accaduto nel 1571; l’isola veneziana di Famagosta venne invasa dai turchi che uccisero moltissimi veneziani, tra essi Marcantonio Bragadin che subì una fine simile a quella di Marsia: venne scorticato vivo sulla piazza cittadina dopo giorni di agonia.
Per una trattazione del mito di Apollo e Marsia si rimanda al libro VI.
Enrica Arduini