Titolo dell’opera: Mida giudice di Apollo e Pan
Autore: Giulio Pippi detto Giulio Romano (1499 – 1546)
Datazione: 1524 - 1527
Collocazione: Parigi, Museo del Louvre
Committenza: Federico II Gonzaga
Tipologia: disegno
Tecnica: penna e inchiostro (42,7 x 69,6 cm)
Soggetto principale: Apollo e Pan si esibiscono davanti a Minerva
Soggetto secondario: Mida supplica Pan
Personaggi: Apollo, Pan, Minerva, Mida, Tmolo, figura femminile
Attributi: lira, corona d’alloro (Apollo); flauto (Pan); elmo (Minerva); orecchie d’asino (Mida); bastone (Tmolo)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni: Anselmo Guazzi e Agostino Mozzanega, Apollo e Pan con Minerva, affresco, 1527-1528, Mantova, Palazzo Te, Camera di Ovidio, parete est (Cfr. scheda opera 14)
Immagini: www.culture.gouv.fr/Wave/image/joconde/0201/m503501_d0100853-000_p.jpg
Bibliografia: Verheyen E., The Palazzo del Te in Mantua: images of love and politics, Johns Hopkins University Press, Baltimora 1977; Suitner G., Tellini Perina C., Palazzo Te a Mantova, Electa, Milano 1990, pp. 47-49; Belluzzi A., Palazzo Te a Mantova, Panini, Modena 1998, vol. I, pp. 345-352, vol. II, pp. 86-111; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 233-234
Annotazioni redazionali: Il disegno è stato realizzato da Giulio Romano come cartone preparatorio per gli affreschi della Camera di Ovidio di Palazzo Te a Mantova (Cfr. scheda opera 14). In questo disegno sono raffigurati Apollo e Pan seduti su delle rocce, intenti a suonare i propri strumenti, il primo la lira e il secondo il flauto; dietro di loro, in piedi, c’è una figura maschile che si può identificare con il Monte Tmolo che Ovidio nell’XI libro delle Metamorfosi indica come giudice della gara; sulla destra c’è Mida in ginocchio che supplica il dio caprino e dietro di lui Minerva. Insolita è la presenza di Minerva che Ovidio non cita in questo mito ma in uno molto simile che è descritto nel VI libro delle Metamorfosi: la contesa musicale tra Apollo e Marsia, vinta dal dio e terminata con la morte per scorticamento del satiro; quindi qui, come nel disegno Il supplizio di Marsia, c’è stata una fusione dei due miti. Il re Mida viene raffigurato già con le orecchie d’asino anche se le riceve alla fine della gara come punizione per la stoltezza dimostrata nel giudicare l’esecuzione di Apollo; questo particolare insieme alla donna che incorona Apollo lascia pensare che la gara sia terminata anche se le due divinità stanno ancora suonando.
Enrica Arduini