Titolo dell’opera: Il giudizio di Mida
Autore: Lorenzo Leonbruno (1489 – 1537)
Datazione: 1510 - 1512
Collocazione: Berlino, Gemaldegalerie
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tavola (189 X 128 cm)
Soggetto principale: Apollo suona davanti a Pan, Mida e Tmolo
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Pan, Mida, Monte Tmolo
Attributi: Viola da braccio (Apollo); siringa a nove canne (Pan); orecchie d’asino (Mida)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Bibliografia: Ventura L., Lorenzo Leonbruno Un pittore a corte nella Mantova di primo cinquecento, Bulzoni editore, Roma 1995
Annotazioni redazionali: Il dipinto è facilmente attribuibile a Lorenzo Leonbruno grazie alla firma che si trova sulla roccia sotto la mano sinistra del Monte Tmolo: LAU.LEONBRUNUS.MANT.Nel realizzarlo egli non segue il testo ovidiano alla lettera, ce ne accorgiamo da alcuni particolari, quali il Monte Tmolo che ha le sembianze di un giovane (Ventura lo definisce genius loci), e la discrepanza temporale tra Apollo che ancora sta suonando il proprio strumento, una moderna viola da braccio a cinque corde, e Mida che ha già le orecchie asinine che dovrebbe ricevere invece alla fine della gara per il suo stolto giudizio. Secondo Ventura queste “imperfezioni” sarebbero dovute agli umanisti della corte di Mantova che rielaboravano i testi per creare delle iconografie singolari e dal difficile simbolismo; in questo caso il testo di riferimento va individuato nell’Ovidio Metamorphoseos vulgare scritto da Giovanni de’ Bonsignori nel 1375, mentre per le illustrazioni si deve tener presente l’edizione del 1497 curata da Zoane Rosso. L’impostazione del dipinto segue quella dell’incisione del 1497, precisamente l’episodio rappresentato in secondo piano: sulla sinistra in piedi c’è Apollo che suona la lira, sulla destra troviamo Tmolo seduto, accanto a lui Pan, con in mano una siringa a nove canne, intento ad ascoltare il dio del Sole, mentre alle loro spalle si trova Mida. Riprendendo l’interpretazione del Bonsignori, Apollo va identificato con la Sapienza, Mida invece con l’uomo superficiale che non comprende l’armonia superiore del dio; rileggendo questi significati in relazione all’ambiente mantovano Apollo diventerebbe il difensore della regola costituita che rispecchia la stabilità della società, l’ordine garantito dalla divinità o dal sovrano e chi non lo riconosce o non lo accetta, come Mida, viene punito. Ponendo come esatte la lettura dell’opera e la datazione 1510-1512, si può individuare in Francesco II il committente del dipinto poiché in questo periodo promuove un programma iconografico teso a ribadire il proprio potere a seguito delle vicende che lo avevano visto protagonista: nel 1509, infatti, era stato catturato dalla Serenissima e tenuto prigioniero per quasi un anno; durante questo lungo e difficile periodo Isabella d’Este aveva dovuto usare tutta la sua diplomazia e forza per mantenere saldo il potere e avere confermata la fedeltà dei gruppi nobiliari cittadini; al suo ritorno, quindi, il duca aveva voluto ribadire il proprio potere anche attraverso le immagini. Ventura riporta anche altre datazioni ipotizzate: secondo Carlo Gamba il dipinto è un’opera della maturità per lo stile adottato che risente le influenze del Dossi, del Correggio e di Giulio Romano; invece la Perina vede questo cambio di stile come un adeguamento al clima mantovano e un recupero della tradizione emiliana e quindi sposta la datazione al terzo decennio del Cinquecento. Per Ventura Leonbruno prende come modello il Perugino, presso il quale aveva lavorato tra il 1504 e il 1506; la figura di Apollo riprende il San Sebastiano peruginesco del Louvre e il dio stesso nel disegno di Cambridge Angelo musicante o Apollo.
Enrica Arduini