Apollo e Pan

Apollo, Pan e Mida

Il re frigio Mida stanco delle ricchezze abbandona tutto e va a vivere nei boschi dove trascorre le giornate in compagnia di Pan; il dio caprino spesso suona la zampogna e si ritiene talmente bravo da osare un giorno sfidare il dio Apollo. Giudice di questa contesa musicale è il Monte Tmolo che dopo aver ascoltato i due contendenti proclama vincitore il dio del Sole; l’esecuzione di Apollo, con la sua lira d’avorio tempestata di gemme, incanta tutti i presenti tranne Mida che con la sua solita stoltezza preferisce Pan.  Dopo questo giudizio non può sfuggire all’ira di Apollo che come punizione fa spuntare sul capo del re frigio un paio di orecchie d’asino. La vergogna è talmente grande che Mida per evitare che qualcuno lo scopra porta sempre sul capo un’enorme tiara; unica persona a conoscere questo segreto è il suo barbiere. Per quanto fedele, costretto al silenzio, ma ansioso di raccontare a qualcuno l’accaduto l’uomo decide di scavare una buca, affidare ad essa il segreto e poi ricoprirla. Purtroppo sulla buca nascono delle canne che mosse dal vento rivelano a tutti la verità sulle orecchie del re.

Bibliografia:

Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi, decorazioni mitologiche nel cinquecento, Lithos, Roma 2003

Guthmüller B., Mito, poesia, arte: saggi sulla traduzione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997

Huber-Rebenich G., L’iconografia della mitologia antica tra Quattro e Cinquecento. Edizioni illustrate delle Metamorfosi di Ovidio, in “Studi Umanistici Piceni”, 12, 1992, pp. 123-133

 

Enrica Arduini