03: Chione

ICONOS - scheda opera 03

 

Titolo dell'opera: La morte di Chione

Autore: Nicolas Poussin

Datazione: 1620-1623

Collocazione: Windsor castle, Royal Library. Già nella Coll. Massimi; acquistato probabilmente dal Dr. Meade a Roma, nel 1695-1696

Committenza: Giambattista Marino

Tipologia: disegno

Tecnica: penna e bistro con acquerello grigio scuro, 187x317 mm

Soggetto principale: *

Soggetto secondario:

Personaggi: Chione, Diana, Autolico, Filammone, Dedalione

Attributi: freccia conficcata nella lingua (Chione); arco e faretra (Diana) diadema (Diana), cani da caccia (Diana)

Contesto: bosco

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: W. Friedlander-A. Blunt, The drawings of Nicolas Poussin. Catalogue raisonné, Londra 1953, III (Mythological subjects), p. 133, fig. 156

Bibliografia: W. Friedlander-A. Blunt, The drawings of Nicolas Poussin. Catalogue raisonné, Londra 1953, III (Mythological subjects), pp. 10-11; J. Davidson Reid-C. Rohmann, The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 183.

Annotazioni redazionali: Si tratta di uno dei disegni realizzati da Poussin per il poeta italiano Giambattista Marino, quando questi si trovava a Parigi, tra il 1615 ed il 1623, per delle illustrazioni da inserire in un’edizione delle Metamorfosi di Ovidio a cura del poeta stesso, mai pubblicata. Questi disegni, undici in tutto, passati poi a Roma nella Collezione Massimi, vennero probabilmente acquistati dal Dr. Meade nel 1695-1696, ed entrarono infine a Windsor Castle. Il soggetto del disegno in questione, tratto, appunto, dalle Metamorfosi di Ovidio (XI, vv. 301-327), è alquanto insolito: infatti, anche nelle edizioni illustrate del testo ovidiano pubblicate nel corso del Cinquecento, il mito di Chione aveva conosciuto scarsa fortuna, e comunque era sempre stato messo in collegamento con quello del padre Dedalione trasformato in sparviero. Al centro del disegno di Poussin si riconosce a terra Chione, già morta, con la lingua trafitta da una freccia. La freccia deve essere stata appena scagliata da Diana, che si avvicina da destra, caratterizzata, come dea della caccia, dall’arco, dalla faretra e dai cani, ed invece in quanto Diana-Luna, dal diadema sulla fronte. Va rilevata la presenza accanto a Chione non solo del padre Dedalione, con le mani giunte, ad esprimere la profonda sofferenza per la morte della figlia, ma anche di due bambini piangenti, che costituiscono un richiamo diretto agli avvenimenti precedenti, e sono una delle cause della morte di Chione. Ovidio narra, infatti, che della fanciulla si innamorarono contemporaneamente, avendola vista dal cielo, due divinità, Mercurio ed Apollo: Mercurio discese immediatamente sulla terra per unirsi a lei, mentre Apollo attese la notte per soddisfare le sue voglie. Entrambi quindi si unirono nello stesso giorno con Chione, e questa rimase incinta di due gemelli, Autolico e Filemmone. Nel disegno, quindi, si riconoscono i due gemelli, mentre, a differenza delle poche illustrazioni del mito precedenti, non compaiono Mercurio ed Apollo, poiché l’artista ha scelto di concentrarsi solo sulla conclusione della vicenda. Infatti, l’esser stata amata da Mercurio e Apollo contemporaneamente, la nascita dei due figli discendenti dagli dei, e le sue nobili origini, sono tutti fattori che fecero insuperbire Chione, la quale arrivò addirittura a proclamarsi superiore per bellezza e qualità alla dea Diana. Questo, dunque, è l’antefatto che l’artista non mostra, ma suggerisce attraverso la presenza dei due fanciulli, che spiega la violenta punizione inflitta dalla dea a Chione per impedirle di vantarsi e di paragonarsi di nuovo ad una dea.    

                                                                              

                                                                               Elisa Saviani