62: Venere e Adone

Titolo dell’opera: Venere e Adone

Autore: Ferdinand Bol (1616-1680)

Datazione: 1657-58

Collocazione: Amsterdam,Rijskmuseum

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (168 x 230 cm)

Soggetto principale: Adone si congeda da Venere

Soggetto secondario: Amore cerca di trattenerlo

Personaggi: Venere, Adone, Amore, cani

Attributi: cani da caccia, lancia, corno da caccia (Adone); colombe, mirto (Venere); faretra, frecce (Amore)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

http://www.rijksmuseum.nl/images/aria/sk/z/sk-a-4823.z

Bibliografia:  Blankert A., Ferdinand Bol, Rembrandt’s pupil, Davaco, Doornspijc 1982

Annotazioni redazionali: Ferdinand Bol fu uno degli artisti di maggiore successo nella cerchia rembrandtiana. Nato a Dordrecht, figlio di un medico, la sua famiglia era discendente di quella fiamminga dei Bol provenienti da Mechelen. Al contrario di molti artisti della sua epoca che sceglievano di trascorrere alcuni anni in Italia, egli decise di svolgere l’ultima parte del proprio periodo di apprendistato da Rembrandt, che presso il proprio studio accoglieva, in cambio del pagamento di una retta, giovani pittori che volessero dedicarsi alla pittura. Questa scelta influirà sulla sua visione della classicità, non supportata da una esperienza diretta. In Olanda, nel XVII secolo, si sviluppa un tipo di pittura basata su soggetti domestici, tuttavia erano ancora considerati degni di maggior rispetto quadri che avessero argomento mitologico, biblico o allegorico. Attorno agli anni 1650-60 Bol dipinse numerose scene mitologiche stilisticamente simili. Questi dipinti raffigurano episodi d’amore, quasi tutti in una scena all’aperto. L’ispirazione per questi quadri venne senza dubbio da simili scene erotico pastorali di pittori fiamminghi (Rubens, Bosschaert). La storia di Venere e Adone era una delle preferite in Olanda. Rubens dipinse spesso il soggetto (Cfr. scheda opera 46, scheda opera 57). Probabilmente fu la componente morale a rendere famosa la storia: Adone fu visto come il simbolo dell’imprudente gioventù, che rifiutando l’avvertimento di Venere, si condanna alla morte. Bol realizzò ben cinque dipinti con questo soggetto (Cfr. scheda opera 63, scheda opera 64). Di questi, la versione di Amstedam è probabilmente la più serena. Nel dipinto Venere e Amore tentano invano di impedire ad Adone di andare a caccia. Adone tuttavia, già in piedi e nell’atto di congedarsi dalla dea, accompagnato dai suoi cani e con l’attributo del corno da caccia, le accarezza teneramente il viso e la contempla malinconico, come presago dell’infausto destino. Dietro la figura di Venere si scorge la lancia dell’eroe, mentre ad un ramo sullo sfondo sono appesi la faretra e le frecce attributo di Amore. Simboli di Venere sono invece le due colombe ai suoi piedi e la piantina di mirto che è collocata tra la dea e Amore. All’estrema destra del quadro uno dei drappi della dea è realizzato dall’artista con un panneggio che ricorda i dipinti classici di Bol del 1656. La composizione triangolare dei personaggi è molto simile a quella che ritroviamo nell’ultima rivisitazione del soggetto da parte di Bol, conservata al Bass Museum di Miami, l’unica sicuramente datata al 1661. In questo dipinto, il lato sinistro del triangolo è formato da Amore con corno da caccia e la figura nuda di Venere, mentre il destro da Adone e il suo cane. All’estrema sinistra del quadro, due amorini. Un particolare interessante è rappresentato dal mantello dell’eroe, che svolazza alle sue spalle e aderisce al suo petto come se fosse esposto ad un vento fortissimo. Probabilmente si voleva così rappresentare la sventatezza dell’eroe. Anche se la realizzazione del dipinto ci appare baroccheggiante, mostra in realtà la visione del classico così come l’aveva Bol, che non venne mai direttamente in contatto con la classicità e perciò ne dà una resa personale.

Francesca Bove