56: Venere e Adone

Titolo dell’opera: Adone morto                                                                  

Autore: Alessandro Turchi, detto l'Orbetto

Datazione:

Collocazione: Londra, collezione privata (già a Bologna, casa Conti dai Servi)

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (133 x 99 cm)

Soggetto principale: Adone giace morto fra le braccia di Venere

Soggetto secondario:                       

Personaggi: Adone, Venere, due amorini     

Attributi:

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Alessandro Turchi detto l’Orbetto 1578-1649, Catalogo della mostra a cura di Scaglietti Kelescian D., Milano 1999; Mandarano N., Aspetti dell’opera di Alessandro Turchi fra Italia e Francia, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Roma La Sapienza, a.a. 2005-2006

Annotazioni redazionali: La morte di Adone è anche il tema di questo dipinto realizzato dal pittore veronese Alessandro Turchi detto l’Orbetto. Si tratta di uno dei molti dipinti dedicati dal pittore al mito in generale, e al mito di Venere e Adone in particolare. Turchi realizza infatti almeno tre versioni del tema, oltre a questa, già conservata a Bologna in casa Conti dai Servi, vanno menzionate quella della Galleria Corsini di Firenze e l’opera conservata a Dresda presso la Gemaldegalerie. Nelle tre tele il momento che l’artista sceglie di rappresentare, seppur con varianti, è sempre quello di Adone morente fra le braccia di Venere, tema amato e sovente replicato dagli artisti della prima metà del Seicento. Il taglio verticale e visivamente ristretto di questa tela consente al pittore di portare in primissimo piano i protagonisti dell’episodio. Adone giace inerme, e con la testa riversa, fra le braccia di una addolorata Venere. Altrettanto disperati i due amorini, con quello di sinistra che piange appoggiandosi alle gambe della dea. La tipologia compositiva scelta dal pittore è quella della Pietà con Cristo adagiato fra le braccia della Vergine; da notare la mancanza totale di attributi che probabilmente consente di agevolare il fruitore nella comprensione dell’evidente contaminazione sincretistica fra l’episodio mitologico e quello cristiano/cristologico. La scena del compianto di Venere sul corpo di Adone non è presente nelle Metamorfosi di Ovidio (Adofc06), e la fonte di questo dipinto può, e deve, essere rintracciata in alcuni versi dell’Adone (Adofr10) di Giovan Battista Marino. Nel canto XVIII si legge infatti: “purché morto ancor m’ami e non ti spiaccia / aver la tomba tua fra le mie braccia” e “Su’l bel ferito la pietosa amante/ altrui compiange, e se medsma strugge. / E sparge, lassa lei, lagrime tante, / e con tanti sospir l’abbraccia e sugge”, e ancora “e sentendo scaldarsi il cor di ghiaccio / per volerlo baciar lo stringe in braccio”. Come esiste una evidente comparazione a livello letterario fra il compianto di Adone e il compianto di Cristo così interviene la stessa similitudine anche a livello pittorico. L’iconografia si inserisce dunque nel solco della tradizione di primo Seicento che sulla scorta di testi letterari specifici e coevi predilige l’episodio della morte del giovane rispetto all’amoroso idillio del secolo precedente.

Per un'analisi del rapporto tra l'iconografia della morte di Adone e quella della passione di Cristo, e sull'influenza dell'Adone del Marino si rimanda all'articolo di Nicolette Mandarano, Pittura Parlante, Poesia Taciturna.

Nicolette Mandarano