42: Venere e Adone

Titolo dell’opera: Venere e Adone

Autore: Bartolomäus Spranger (1546-1611)

Datazione: 1597

Collocazione: Vienna, Kunsthistorisches Museum

Committenza: Rodolfo II (1552-1612)

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (163 x 104,3 cm)

Soggetto principale: Venere e Adone si abbracciano prima che egli parta per la caccia

Soggetto secondario: 

Personaggi: Venere, Adone, Amore, cane

Attributi: colombe, Amore (Venere); cane da caccia, armi (Adone); arco, frecce (Amore)

Contesto: scena all’interno di una tenda; paesaggio visibile sullo sfondo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.wga.hu/art/s/spranger/venus_ad.jpg

Bibliografia: Konecny L., Sources and significance of two mythological paintings by Bartholomäus Spranger, in “Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien”, 1989/90, 85/86., pp. 47-56; Galen H., Bartholomäus Spranger: Allegorie auf den Türkenkrieg Kaiser Rudolfs II, in  Zwischen den Welten : Beiträge zur Kunstgeschichte für Jürg Meyer ZurCapellen,  Damian Dombrowski, Weimar 2001, pp. 138-145; Mannerist and Baroque Art in Bohemia (Praga, 2005)

Annotazioni redazionali: Spranger lavorò a Parigi a contatto con Francesco Primaticcio e Niccolò Dell’Abate, poi a Parma dove fu influenzato da Correggio e Parmigianino. Fu anche assistente di Taddeo Zuccari a Roma per 8 anni. Nel 1575 arrivò a Vienna, alla corte di Massimiliano II, e nel 1581 divenne pittore di corte per Rodolfo II. A Praga si dedicò specialmente ad opere di soggetto mitologico e allegorico, con inequivocabili significati erotici, temi particolarmente cari all’Imperatore. Lo stile delle sue figure, spesso monumentali, si rifà ai canoni scultorei di Adrian De Vries. Fu influenzato moltissimo anche da Hans Von Aachen che lo mise al corrente delle novità del primo Barocco, spingendolo a avvalersi dei chiaroscuri, a ridurre i particolari nelle scene e a modificare la propria tavolozza. Si può parlare di un vero e proprio “stile sprangeriano” perché le sue opere vennero presto riprodotte in incisioni da Goltzius, ed ebbero particolare successo in Germania e Paesi Bassi. Venere e Adone, opera tarda di Spranger, capolavoro del manierismo rudolfiano, faceva parte di una serie di lavori prodotti attorno al 1580 basati sul racconto di alcuni episodi delle Metamorfosi di Ovidio. Sfortunatamente non se ne conosce il numero originale né la destinazione, e neanche il programma che influenzò la scelta dei soggetti rappresentati. Possiamo soltanto ipotizzare che fossero destinati al castello di Hrakhany. Kauffman, in uno studio accurato sulla poetica di Spranger, sottolinea come l’artista concepisse l’arte come retorica e gli ornamenti come figure retoriche. Le sue opere infatti abbondano in antitesi, anafore e chiasmi. Anche in questo dipinto si può ravvisare la sua poetica: Spranger infatti rappresenta in modo nettamente contrastante le due figure: la dea è rappresentata come Venere classica, nuda, con soltanto un drappo adagiato a coprirle il pube. Adone invece è raffigurato con vesti moderne, abbigliato alla turca. Le due figure sono per questo antitetiche; forse il quadro voleva adombrare, dietro il soggetto classico, un episodio storico perché non solo Adone è vestito in modo particolare ma l’episodio è anche ambientato in quella che sembrerebbe essere una tenda militare. La posizione di Venere e Adone è inusuale, infatti Venere è frontale rispetto allo spettatore, con il braccio destro levato a circondare il capo dell’eroe, la mano sinistra poggiata sul ginocchio di lui, i piedi immersi in un laghetto, mentre Adone è raffigurato seduto dietro di lei. Alle spalle dei due personaggi, Amore gioca con due colombe simbolo di Venere; in basso a destra un cane da caccia e le armi di Adone che prefigurano la fine tragica dell’imprudente eroe.

Francesca Bove