40: Venere e Adone

Titolo dell’opera: Venere si congeda da Adone

Autore: Hans Bol (1534-1593)

Datazione:

Collocazione: Amsterdam, Rijskmuseum

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: acquaforte

Soggetto principale: Venere si congeda da Adone

Soggetto secondario: carro di Venere

Personaggi: Venere, Adone, Amore, cacciatore che suona il corno da caccia

Attributi: lancia, cane da caccia (Adone); carro trainato da cigni (Venere)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Panofsky E., Tiziano. Problemi di iconografia, Marsilio, Venezia 1992, p. 155

Annotazioni redazionali: Hans Bol, famoso per le sue miniature, realizzò anche disegni dai quali trasse un gran numero di incisioni. Questa acquaforte è un tipico esempio della sua attività incisoria. Rappresenta il commiato di Venere da Adone, e, come nell’altra sua opera dedicata a questo mito (Cfr. scheda opera 39), l’elemento paesaggistico risulta preponderante rispetto al racconto mitologico. Al centro, all’ombra del pioppo, Adone è poggiato sulle gambe di Venere imbracciando già la lancia. Sembra volgere la testa al richiamo del corno che fa suonare un cacciatore in secondo piano, certo segnale che non darà ascolto alle ammonizioni della dea che lo esorta a non andare a caccia. Ai piedi dell’eroe, uno dei suoi cani; accanto invece alla dea Amore dormiente, che come topos presente nei sarcofagi classici è la prefigurazione della morte di Adone. In secondo piano, nel cielo, appare il carro vuoto di Venere trainato da cigni; indica che la dea sta trascurando i suoi uffici, tra i quali quello di volare nel cielo con il suo carro, per dedicarsi totalmente al giovane innamorato, e prefigura l’epilogo dell’episodio, la partenza della dea e il successivo ferimento e morte di Adone. Questa iconografia è perfettamente aderente al testo ovidiano e molto simile alle incisioni delle edizioni illustrate di Ovidio, come quelle di Bernard Salomon del 1557 (Cfr. scheda opera ). L’Adone di Ovidio è disponibile e non recalcitrante: sarà Tiziano più tardi a inventare una nuova iconografia nella quale egli ha un ruolo attivo, in cui è lui ad abbandonare la dea che tenta di trattenerlo fisicamente.

Francesca Bove