
Titolo dell’opera: Paesaggio con Venere e Adone
Autore: Hans Bol(1534-1593)
Datazione: 1589
Collocazione: Los Angeles, Paul Getty Museum
Committenza:
Tipologia: miniatura
Tecnica: tempera arricchita con oro su pergamena nel pannello centrale; tempera e oro su legno nella cornice (20,2 x 25,5 cm)
Soggetto principale: pannello centrale: Venere e Adone; Amore sta per scagliare una freccia verso i due amanti
Soggetto secondario: pannello centrale: Adone parte per la caccia; scene di caccia; in cielo è visibile il carro di Venere; sullo sfondo, il ritrovamento del corpo di Adone. Cornice da sinistra, in senso orario: la madre di Adone, Mirra, commette incesto col padre; Mirra, trasformata per punizione in un albero, partorisce Adone; Venere si innamora di Adone; il sangue di Adone è trasformato in anemoni dalla dea.
Personaggi: Venere, Adone, Amore, Mirra, Cinira
Attributi: lancia, cani da caccia, cinghiale, anemone (Adone); Amore (Venere); arco, freccia (Amore); albero (Mirra)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: www.getty.edu
Bibliografia:
Annotazioni redazionali: Hans Bol, artista fiammingo del Rinascimento nordico, apprese i rudimenti dell’arte da due zii pittori; fu poi apprendista presso un artista specializzato in waterschilderen, grandi composizioni su tela a tempera o con colori ad acqua, una specialità degli artisti di Mechelen, città natia dell’artista. Fu famoso per le miniature, che promosse al rango di pittura da gabinetto e fu uno dei paesaggisti più importanti dei Paesi Bassi, di fama internazionale. Hans Bol dipinse questa miniatura in due parti: la scena principale, realizzata con colori a tempera e oro su pergamena montata su legno; la cornice, dipinta direttamente su legno. La scena principale, che vede preponderante l’elemento del paesaggio, presenta in successione diversi episodi: in basso a sinistra, Amore scaglia la freccia che fa innamorare Venere di Adone, mentre i due amanti sono abbracciati all’ombra del pioppo, con la dea che tenta di trattenere l’amato dall’andare a caccia, raccontandogli la storia di Atalanta e Ippomene. In secondo piano, Adone è già pronto a partire per la caccia con i suoi cani. Sullo sfondo troviamo delle scene di caccia, e forse il particolare del ferimento di Adone da parte del cinghiale; infatti, nel cielo in alto a destra, appare il carro di Venere, che, sentiti i lamenti dell’amato, tenta di accorrere in tempo per salvarlo; ma sullo sfondo a destra l’ultima scena ci mostra il tragico finale, col ritrovamento del corpo morente da parte di lei. La cornice è dipinta dando l’illusione di una cornice lignea tridimensionale, decorata con strumenti musicali, stemmi, armi, corni da caccia che sembrano essere realizzati ad intaglio. Su ognuno dei quattro lati ci sono ovali dorati contenenti gli episodi sussidiari del mito. Da sinistra, in senso orario: Mirra che commette incesto col padre; Mirra, trasformata in albero da Venere, che la salva così dalle ire paterne, partorisce Adone; Venere si innamora di Adone; il sangue di Adone morente si trasforma in anemoni. Ad arricchire ulteriormente la decorazione della cornice, ci sono due pattini che suonano corni da caccia affiancati ognuno da due cani, collocati accanto alla scena del parto di Mirra, e due cinghiali accompagnati da teschi simbolo di morte, accanto alla scena della morte dell’eroe; roselline bianche, simbolo di Venere, attorno all’ovale con Adone e Venere, forse in riferimento all’episodio del ferimento di Venere e alla tintura delle rose. Ai quattro angoli infine, sono dipinti altrettanti stemmi contenenti il simbolo di Mercurio, il caduceo, forse legati al committente dell’opera, di cui però non conosciamo l’identità. Hans Bol in tutti gli episodi resta fedele al testo ovidiano, eccezion fatta per il ferimento di Venere per mano di Amore, che nel racconto ovidiano è accidentale, mentre in questa composizione sembra essere volontario. Per questo particolare l’autore potrebbe essersi riferito alla versione di Giovanni de’ Bonsignori (Adofm10). Gli episodi narrati sulla cornice, culminanti nella morte dell’eroe, sembrano incentrarsi sul tema della lussuria punita in un racconto concatenato. Alcune interpretazioni medievali (Arnolfo d’Orleans, Adofm04; Giovanni del Virgilio, Adofm10 Giovanni de’ Bonsignori, Adofm06) e rinascimentali (Niccolò degli Agostini, Adofr02), interpretano la trasformazione di Adone in anemoni come un’allegoria morale. Infatti, l’anemone è un fiore caduco, così come poco durevole è la volontà dei lussuriosi come Adone che decidono di resistere alla lussuria dedicandosi ad altre attività (caccia e lavoro della terra). È la lussuria che spinge Mirra ad accoppiarsi col padre; trasformata per punizione in albero, a sua volte punisce la dea responsabile della sua insana passione, Venere, dando alla luce Adone. Il bel giovane fa innamorare di sé la dea che è punita dalla morte di lui aggredito dal cinghiale.
Francesca Bove