37: Venere e Adone

Titolo dell’opera: Venere e Adone

Autore: Paolo Caliari, detto il Veronese (1528-1588)

Datazione: 1580-1582 ca.

Collocazione: Madrid, Museo Nacional del Prado

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (162 x 190 cm)

Soggetto principale: Adone addormentato sulle gambe di Venere

Soggetto secondario: Amore trattiene uno dei cani da caccia di Adone

Personaggi: Venere, Adone, Amore,

Attributi: Amore, perle (Venere); cani, corno da caccia (Adone); faretra con le frecce (Amore)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://cvc.cervantes.es/ACTCULT/museoprado/citas_claroscuro/imagenes2/italianos/600/verones-venus_adonis-27032001.jpg

Bibliografia: Gentili A., Da Tiziano a Tiziano. Mito e allegoria nella cultura veneziana del Cinquecento, Milano, 1980; Gould C., Veronese: Venere e Adone; influssi dell’antichità e dell’ Italia centrale, in Nuovi studi su Paolo Veronese, a cura di Gemin M., Arsenale, Venezia 1990, pp. 287-289; Pignatti T.-Pedrocco F., Veronese, Electa, Milano 1995, pp. 419, 421; Brock M., Titien et Veronese: Adonis a l’epreuve de Venus, in Andromede ou le heros a l’epreuve de la beauty, a cura di Siguret F., Klincksieck, Paris 1996, p. 244; Pedrocco F., Piovene G., Veronese, I Classici dell’arte, Rizzoli/Skira 2004, pp. 154-155; Mason S., Cieli degli dei e amori umani: Paolo Veronese e la pittura mitologica, in Veronese: miti, ritratti, allegorie, a cura di Romanelli G., Skira, Milano 2005, pp. 28-29.

Annotazioni redazionali: Nel Riposo del Borghini del 1584 troviamo alcune preziose informazioni per stabilire un termine ante quem per le tarde mitologie del Veronese; l’autore cita, tra gli altri, due dipinti “bellissimi” eseguiti per l’imperatore Rodolfo II e da questi poi acquistati (in competizione con l’altro Asburgo, Filippo II, legato a Tiziano), uno raffigurante Procri, l’altro Adone addormentato in grembo a Venere, con figure a grandezza naturale. Questa tela, le cui misure furono modificate nei secoli e recuperate solo durante l’ultimo restauro, era in pendant con la Morte di Procri, conservata al Musèe des Beaux Arts di Strasburgo. La tela del Prado è forse identificabile con il dipinto che fu acquistato da Claude II Mallier du Hussay, ambasciatore francese a Venezia dal 1638 al 1640. La critica moderna ha evidenziato come la cifra stilistica di questo dipinto rifletta lo stile del Veronese agli inizi del nono decennio. Grande importanza lo sfondo paesistico, reso vivido dalle luci che si fanno crepuscolari, quasi a sottolineare l’elemento sentimentale dell’evento. Il dipinto del Prado narra il momento immediatamente precedente alla partenza di Adone per la caccia che gli risulterà fatale, cosa di cui Venere è evidentemente presaga; la posa di Adone dormiente dopo una notte di amore che suggerisce l’abbandono della morte, lasciano trasparire una mutata visione del destino riflessa anche nello sguardo di Venere verso Cupido, che stringe il cane per impedirgli di svegliare il padrone. Usando le parole di Gentili, “Adone dorme tranquillamente in grembo a Venere, che con il ventaglio gli rende più dolce il sonno; coerentemente con l’elemento di voluptas del sonno, tra il corno da caccia e la gamba piegata di Adone, compare un corso di acqua scintillante; Amore si prende cura di un cane, sotto lo sguardo di approvazione della madre, mentre l’altro, placidamente a terra, non ha nessuna intenzione di andare a caccia” (Gentili, 1980). Come per il dipinto di simile soggetto ora ad Augsburg (Cfr. scheda opera 31), Gould (1980) ha individuato le fonti iconografiche da cui Paolo è parzialmente ispirato in disegni e stampe centroitaliani del primo Cinquecento; l’iconografia della dea, ad esempio, si rifà a quella della Venere al bagno.

Mariateresa Pace