
Titolo dell’opera: Adone trasformato in fiore
Autore: Bernard Salomon
Datazione: 1557
Collocazione: La Metamorphose d’Ovide Figurèe, Lione 1557
Committenza:
Tipologia: incisione
Tecnica: xilografia
Soggetto principale: morte di Adone
Soggetto secondario: scena di caccia
Personaggi: Venere, Adone
Attributi: cocchio, cigni (Venere); cani, lancia, cinghiale (Adone)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni: Gabriele Simeoni, La vita et metamorphoseo d’Ovidio figurato e abbreviato in forma d’epigrammi, Lione 1559 (Cfr. scheda opera 30)
Immagini: http://etext.virginia.edu/latin/ovid/index.html#OtherWorks
Bibliografia: Guthmuller B., Mito, poesia e arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997
Annotazioni redazionali: L’incisione raffigura l’episodio della morte di Adone e la sua successiva trasformazione in fiore da parte di Venere ed è la seconda illustrazione che Salomon dedica al mito di Venere e Adone (Cfr. scheda opera 26). In secondo piano, dietro la scena principale, è raffigurato il motivo della morte di Adone. Venere, dopo averlo più volte invitato a non cacciare animali feroci, era appena partita per Cipro quando Adone, non curante dei suoi ammonimenti, cominciò a seguire una pista fiutata dai cani. Nell’incisione si vede infatti l’inseguimento di un cinghiale da parte dei cani, quello stesso animale rispetto al quale Venere aveva ammonito Adone consigliandogli di fuggirlo e temerlo anziché cacciarlo. In primo piano, invece, la scena principale con la raffigurazione della morte di Adone a causa proprio di quello stesso animale cacciato in precedenza. Accanto al corpo di Adone, oltre ai cani che lo avevano accompagnato in quell’ultimo e fatale inseguimento, il dolore e l’impotenza di Venere che, in volo per Cipro sul suo cocchio, riconobbe dal cielo il gemito del suo amato e invertì il volo dei cigni per raggiungerlo. Il destino ormai si era compiuto ma Venere volle che un segno e ricordo del proprio lutto rimanesse in eterno. Ed è così che Adone fu trasformato in fiore perché, dal nettare profumato che Venere versò sul suo sangue, ne spuntò uno dello stesso colore, l’anemone appunto.
Loreley Paratore