24: Venere e Adone

Titolo dell’opera: Venere e Adone

Autore: Girolamo Siciolante da Sermoneta (1521-1575)

Datazione: 1554-1560

Collocazione: Monterotondo (Roma), Palazzo Comunale, piano nobile, Sala di Adone, parete ovest

Committenza: Franciotto ed Ottavio Orsini

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco       

Soggetto principale: Venere e Adone abbracciati

Soggetto secondario: 

Personaggi: Adone, Venere, Amore

Attributi: faretra e frecce (?), corno, cani (Adone)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Hunter J., Girolamo Siciolante da Sermoneta (1521-1575): Storia e critica,Fondazione Camillo Caetani, Roma 1983; Ilari C., Il mito di Adone nel Palazzo Orsini di Monterotondo, in “Storia dell’arte” diretta da Argan G. C., La Nuova Italia Firenze, Roma, 74, 1992, pp. 25-47; Hunetr J.,Girolamo Siciolante : pittore da Sermoneta (1521-1575),Roma : L'Erma di Bretschneider, c1996; Mandarano N., Monterotondo-Palazzo Orsini, in l’Arte delle Metamorfosi decorazioni mitologiche nel Cinquecento a cura di Cieri Via C., Lithos, Roma 2003, pp. 240-243;

Annotazioni redazionali: Monterotondo è uno dei principali centri della Sabina ed il suo Palazzo Comunale, ex Palazzo Orsini, è una chiara testimonianza della sua illustre storia. Il ciclo affrescato nella Sala di Adone al piano nobile è stato attributo per la prima volta a Girolamo Siciolante da Sermoneta da Federico Zeri, attribuzione in seguito confermata da Raffaele Bruno e da Jhon Brewester Hunter (Hunter,1983). L’impresa decorativa venne affrontata fra il 1554 e il 1560 con un’interruzione negli anni 1556-57 durante i quali Monterotondo si trovò sotto assedio a causa della guerra promossa dai Carafa contro Filippo II di Spagna. La scena presa qui in esame, Venere e Adone, è la terza di questo ciclo di affreschi che raffigura il mito di Adone in stretta osservanza al testo ovidiano delle Metamorfosi (Adofc06), ed è quindi preceduta da “Mirra inseguita da Cinira” (Cfr. scheda opera relativa) e dal “La nascita di Adone” (Cfr. scheda opera relativa). Tale scena rappresenta Venere e Adone innamorati seduti all’ombra di un albero, forse un pioppo come racconta Ovidio nelle sue Metamorfosi (Adofc06). La posizione di Adone contrapposta a quella di Venere credo possa alludere all’episodio, narrato sempre da Ovidio (Adofc06), in cui il giovane si allontana dall’amata e perciò al vano tentativo di Venere di trattenere Adone dall’andare a caccia ammonendolo sui pericoli in cui potrebbe incorrere nell’affrontare animali feroci, che invece di scappare se minacciati, attaccano i loro aggressori. Davanti ai due amanti, siede Amore e al suo fianco sono presenti la faretra,le frecce e il corno di Adone che, insieme al suo abbigliamento e ai cani alle sue spalle, lo qualificano come cacciatore. Tali elementi fungono da richiamo a ciò che avverrà in seguito, ovvero alla battuta di caccia durante la quale Adone, dimentico dei consigli di Venere, inseguirà un cinghiale dal quale poi sarà ferito a morte (Cfr.  scheda opera 25). La presenza di Amore testimonia con certezza che il mito a cui Siciolante ha fatto riferimento è sicuramente quello raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio (Adofc06), in quanto in esse si legge che fu proprio Amore a far innamorare Venere di Adone ferendola inavvertitamente con una delle sue frecce.

Ilaria Renna