21: Venere e Adone

Titolo dell’opera: Mirra e Cinira, nascita di Adone, Venere e Adone                                                       

Autore: Giovanni Antonio Rusconi

Datazione: 1553

Collocazione: Le Trasformazioni di m. Lodovico Dolce di novo ristampate e di novo ristampate e da lui ricorrette et in diversi luoghi ampliate con la tavola delle favole, in Venetia, appresso Gabriel Gioito dè Ferrari, 1553

Committenza: Gabriele Gioito dè Ferrari

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: la nascita di Adone

Soggetto secondario: Venere e Adone, Mirra inseguita da Cinira

Personaggi: Venere, Adone, Mirra, Cinira, Lucina, Naiadi

Attributi: albero (Mirra)

Contesto: scena all’aperto con tenda sullo sfondo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: www.iconos.it/index.php?id=2275

Bibliografia: Guthmuller B., Mito, poesia e arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 251-273

Annotazioni redazionali: L’incisione raffigura, in una rappresentazione simultanea, alcuni episodi fondamentali riguardanti i miti di Mirra e Cinira e di Venere e Adone. La lettura parte da destra, con la storia di Mirra, madre di Adone, innamorata del padre, il re Cinira, che riuscirà a sedurre con l’inganno. Sullo sfondo una tenda aperta con un giaciglio, luogo degli incontri incestuosi fra i due, in primo piano, la scoperta dell’identità della figlia da parte del padre e il conseguente inseguimento per ucciderla. Al centro della scena troviamo invece in soggetto principale dell’incisione: la nascita di Adone, frutto di quell’unione incestuosa per la quale Mirra è stata trasformata in albero e il cui volto, in sintonia con la predilezione di Rusconi per la rappresentazione delle metamorfosi in atto, è ancora visibile, imprigionato nella corteccia, sulla parte alta del tronco. Il bambino è accolto da Lucina, balia di Mirra, e dalle Naiadi ed è rappresentato poi fanciullo nella scena in primo piano a sinistra mentre riposa con Venere all’ombra di un albero. È qui raffigurato il momento in cui la dea racconta ad Adone, come monito, la storia di Atalanta e Ippomene che nulla potrà però nel sottrarlo al suo destino. Le illustrazioni di Rusconi per il testo di Dolce non si basano, come questo, sull’originale ovidiano ma sulle edizioni dell’Ovidio Metamorphoseos vulgar di Giovanni dei Bonsignori (Adofm10) e dell’Ovidio Metamorphoseos in verso vulgar di Niccolò degli Agostini (Adofr02), che a loro volta si rifacevano all’Expositio di Giovanni del Virgilio. Ed è proprio a questi volgarizzamenti che si può far risalire la posa seduta di Adone, differente da quella supina di cui parla Ovidio. Nonostante questo, le illustrazioni di Rusconi, seppur influenzate dalla precedente tradizione illustrativa, sono indipendenti da essa e se ne riconoscono l’originalità e creatività al pari dell’indubbio valore artistico.

Loreley Paratore