19: Venere e Adone

Titolo dell’opera: Venere e Adone

Autore: Jacopo Robusti detto il Tintoretto (1519-1594)

Datazione: 1543-1544

Collocazione: Firenze, Galleria degli Uffizi, depositato a Palazzo Pitti, palazzina della Meridiana (Collezione Contini-Bonacossi)

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (145 × 272 cm)

Soggetto principale: Venere e adone adagiati sotto un albero

Soggetto secondario:

Personaggi: Venere, Adone, Amore, putti alati

Attributi: cani, lancia, corno da caccia (Adone); Amore (Venere); arco con freccia (Amore)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Pittaluga M., Il Tintoretto, Zanichelli ed., Bologna 1925, p. 115; Berenson B., Italian pictures of the renaissance: venetian school, Phaidon, Londra 1957, p. 173; Salmi M., La donazione Contini Bonacossi, in “Bollettino d’Arte”, serie V, LII, 1967, pp. 222-232; De Vecchi P., L’opera completa del Tintoretto, Rizzoli ed., Milano 1970, p. 122; Pallucchini-Rossi, Tintoretto, Le opere sacre e profane, Electa, Milano 1982, tomo I pp. 140-141, tomo II p. 225; Gregari M., Uffizi e Pitti. I dipinti delle gallerie fiorentine, Udine 1994, pp. 244- 247, 274;

Annotazioni redazionali: l’opera faceva parte della collezione dei duchi Contini Bonacossi. Nel 1955 parte della collezione venne donata dagli eredi dei duchi allo Stato italiano. L’opera trova un suo pendant nella tela raffigurante Atena e Aracne, oggi nella stessa collezione (Cfr. scheda opera relativa). Originariamente di forma ottagonale, poi ridotti al formato rettangolare, entrambi i dipinti sono impostati secondo il punto di vista da sotto in su, come se fossero stati concepiti dall’artista per decorare un soffitto. Secondo la Pittaluga entrambe le tele provengono da palazzo Donà alle Rose a Venezia. La tela in questione è registrata dalla Pittaluga (1925) come Amor fedele e da Berenson come Venere e Adone (1957); De Vecchi (1970) invece la indica come Diana ed Endimione. Tintoretto ha raffigurato i due amanti adagiati sotto un albero. Venere semisdraiata e a seno scoperto tiene il piccolo Amore riconoscibile da un arco con una freccia. Adone, rivolto verso la dea, tiene in mano una lancia, una fune con la quale tiene al guinzaglio dei cani e legato al braccio destro il corno della caccia. Dei putti alati in volo reggono delle ghirlande con rose. L’artista ha quindi raffigurato il momento dell’idillio amoroso tra Venere e Adone.

Maria D’Adduogo