
Titolo dell’opera: Marte, Venere e Adone
Autore: Giulio Pippi, detto Giulio Romano (ca. 1499-1546)
Datazione: 1527-1528
Collocazione: Mantova, Palazzo Te, camera di Psiche, parete nord
Committenza: Federico II Gonzaga (1500-1540)
Tipologia: pittura parietale
Tecnica: affresco
Soggetto principale: Adone è inseguito da Marte che a sua volta è trattenuto da Venere che si punge il piede con una rosa
Soggetto secondario:
Personaggi: Venere, Marte, Adone, Amore alato, putto alato
Attributi: Amore alato, rosa (Venere); armatura, spada (Marte); faretra con frecce (Amore)
Contesto: contesto architettonico
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Friedländer W., La tintura delle rose (The Sacred and Prophane Love) by Titian, in “The Art Bulletin”, 3, 1938, pp. 320-324; Hartt F., Giulio Romano, Hacker Art Books, New York 1981, pp. 126-140; Arasse D., Giulio Romano e il labirinto di Psiche, in “Quaderni di Palazzo Te”, 1985, pp. 7-16; Tempestini A., Sebastiano del Piombo tra Venezia e Roma: l’Adone morto degli Uffizi, in “Letture in San Pier Scheraggio” (Gli Uffizi: studi e ricerche), n. 7, Centro Di, Firenze 1991, p. 49; Bernardini M. G., L’Amor sacro e Profano nelle storia della critica, in Tiziano. Amor sacro e Amor profano (catalogo della mostra di Roma), Milano 1995, pp. 35-51; Belluzzi A., Palazzo Te a Mantova, Franco Cosimo Panini ed., Modena 1998, vol. I pp. 274-275, vol. II pp. 388-389
Annotazioni redazionali: la commissione diPalazzo Te a Giulio Romano si data subito dopo l’arrivo di quest’ultimo a Mantova nel 1524. I lavori cominciarono alla fine del 1525. La camera di Psiche dove è collocato l’affresco con Marte, Venere e Adone era un’ambiente di rappresentanza destinato ai visitatori illustri e ai banchetti dei sovrani. La favola di Amore e Psiche derivata da Apuleio, inizia in un ottagono della volta e prosegue nelle lunette. Due pareti contigue mostrano i preparativi per il banchetto di Amore e Psiche mentre altre scene mostrano la passione amorosa tra divinità e mortali. Per quanto riguarda l’episodio con Marte, Venere e Adone, all’Hermitage si conserva uno schizzo con Venere che trattiene Marte. Inizialmente si pensava potesse essere uno studio preliminare per Palazzo Te, ma in realtà la composizione è diversa (Belluzzi, 1998). Giulio Romano ha raffigurato Adone in abiti succinti che corre per sfuggire a Marte che lo insegue con la spada sguainata. Quest’ultimo a sua volta è trattenuto da Venere che nella corsa si punge il piede destro con la spina di una rosa bianca che il suo sangue tingerà di rosso. Adone nella corsa si volta e l’abito lascia interamente scoperta la parte inferiore del corpo. Dietro Venere l’artista ha realizzato un putto alato che trattiene la dea nella sua corsa, mentre ai piedi della stessa è visibile Amore alato che seduto in terra e con la faretra colma di frecce, tiene in mano una rosa rossa. Il racconto della tintura delle rose non è presente nelle Metamorfosi di Ovidio così come l’episodio dell’inseguimento. Mario Equicola nel suo Libro di natura d’amore del 1525 (Adofr03) scrive che secondo Teocrito (Adofc02) è il sangue di Adone trasformato in papavero e non in anemone ad aver colorato le rose di rosso, mentre secondo Claudiano e altri autori greci le rose si sarebbero colorate con il sangue di Venere. Secondo Tempestini (1991) un riferimento a questo episodio si trova nel manuale di retorica Progymnasmata di Aftonio. Anche l’iconografia dell’opera di Giulio Romano, come quella di Sebastiano del Piombo (Cfr. scheda opera 15), potrebbe derivare dall’episodio raffigurato su un rilievo del sepolcro di Adone, in un’incisione dall’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, nell’edizione veneziana del 1499, dove si vede Marte che insegue Adone e Venere che accorrendo per proteggere il mortale da lei amato, si punge con una rosa. Venere in questo caso esce dalla fonte nella quale stava facendo il bagno e corre nuda in quello che nel sogno di Polifilo è un roseto. Il roseto nell’affresco è andato quasi completamente perduto e interessante è il fatto che Giulio Romano abbia raffigurato Venere vestita perché la scena del bagno si trova sulla parete precedente. Infine l’immagine di Marte che colpisce Adone è stata individuata anche nel rilievo dell’Amor sacro e Amor profano di Tiziano (Friedlander 1938; Bernardini 1995).
Maria D’Adduogo