Adofm09

1350-1359

BOCCACCIO, La Genealogia degli Dei Gentili, Lib. II, Cap. 53

Testo tratto da: http://bivio.signum.sns.it/bvWorkTOC.php?authorSign=BoccaccioGiovanni&titleSign=GeneologiaDegliDei

Adone, figliuolo di Mirra et nipote di Cinara

Adone del Re Cinara suo avo et di Mirra sua sorella fu figliuolo, sì come con lunghi versi nel suo maggior volume dimostra Ovidio; del quale recita tal favola. Dice che, essendo egli divenuto un bellissimo garzone, grandemente fu amato da Venere, che a caso dal suo figliuolo fu d'amor percossa; la quale seguendo lui con grandissimo diletto per selve et boschi, et seco usando de' suoi abbracciamenti, più volte l'avisò che si schifasse dall'armate fiere, et solamente cacciasse le disarmate. Ma avenne un giorno ch'egli, mal ricordevole delle parole di Venere, facendo empito in un cigniale da lui fu morto; il quale poi Venere amaramente pianse et converse in purpureo fiore. Macrobio nel libro dei Saturnali si sforza con maravigliosa ragione dichiarare questo figmento. Dice egli Adone essere il Sole, del quale niuna cosa non è più bella; et quella parte di Terra la quale di sopra non habitiamo, cioè l'Emispero, esser Venere, attento che quella ch'è nell'Emispero inferiore dai Phisici è chiamata Proserpina. Et così appresso gli Assiri et Phenici, a' quali appresso fu in grandissima riverenza Venere et Adone, alhora Venere con Adone da lei amato si dilettava, conciosia che d'intorno l'Emispero superiore il Sole si gira con più ampio spatio; et indi diviene più ornato, perché la terra alhora produce fiori, frondi et frutti. Mentre adunque egli circonda i più brevi cerchi, di necessità caccia i maggiori appresso l'hemisperio più inferiore. Et così l'autunno et il verno con pioggie continue fanno la Terra dell'honor suo priva tutta fangosa, nel qual tempo il cigniale, ch'è animale hispido, si diletta; et così dal cigniale, cioè dalla qualità del tempo ch'egli si diletta, Adone cioè il Sole pare tolto alla Terra, cioè a Venere; la quale indi fangosa diviene. Ch'Adone poi sia trasformato in fiore, penso ciò essere stato finto affine di mostrare la brevità della nostra bellezza, perché quello che la mattina è purpureo et colorito, la sera languido, pallido et fracido diventa. Così l'humanità nostra la mattina, cioè nel tempo della gioventù, è fiorita et splendida; la sera poi, cioè nel tempo della vecchiaia, diventiamo pallidi, et corriamo nelle tenebre della morte. Ma tuttavia dica quello che si voglia Macrobio o gli Assiri, l'historia nondimeno pare che voglia, et Tullio lo dimostra dove tratta delle Nature dei Dei, Venere essere stata concetta in Soria et Cipro, cioè da un huomo Assirio et da una donna Cipriana, la quale gli Assiri chiamarono Astarcon; et si maritò in Adone, come dice Lattantio nel libro dell'Institutioni Divine. Ma nella Sacra Historia si ontiene costei haver instituito l'arte meretricia et alle donne haver persuaso lo stupro, et che col corpo palesemente richiedessero il congiungimento. Et dice ella haver ciò comandato accioché sola tra l'altre donne non fosse tenuta impudica, et degli huomini ingorda. Là onde nacque, et lungo tempo si osservò, che i Phenici donavano a chi gli sverginava le figliuole pria che le maritassero, come nel libro della Città d'Iddio mostra Agostino et Giustino nell'Epitoma di Trogo Pompeo, dove scrive Didone nel lito di Cipro haver rapito settanta donzelle ch'erano venute a ricercar le primitie della loro verginità. Fu adunque Adone Re di Cipro et marito di Venere, il quale anch'io penso o da cigniale o da altra morte esserle stato tolto, percioché ad imitatione delle sue lagrime gli antichi con commune pianto furono avezzi piangere la morte d'Adone. Onde Isaia nelle sue Visioni gli riprende.